Andrea Vianello, celebre conduttore, confessa: 'Un ictus mi ha tolto la parola’

Andrea Vianello, celebre conduttore 58enne, sparito da circa un anno dalla tv, per la prima volta su Twitter confessa di aver avuto un ictus che gli a tolto l’uso della parola.

Andrea Vianello, celebre conduttore, confessa: 'Un ictus mi ha tolto la parola'

Volto storico di Rai3, di cui è stato anche direttore dal 2013 al 2016, dallo scorso febbraio non è più comparso in televisione: colpa di un’ischemia cerebrale che ha colpito il lato sinistro del suo cervello, causata da una dissecazione della carotide. Andrea Vianello, al timone di programmi come Radio anch’ioEnigmaMi manda RaitreAgorà e il recente Rabona, sospeso proprio a causa del male che lo ha compito, usa il social per raccontare quel che gli è successo.

“Il 2 febbraio dello scorso anno ho avuto un ictus, ho subito un'operazione d'urgenza, e quando mi sono risvegliato non riuscivo più a parlare. Proprio io, che sapevo solo parlare: non potevo dire nemmeno i nomi dei miei figli”, scrive Andrea Vianello. Accompagna le sue parole con un libro, dove ripercorre la drammatica esperienza., “Ogni parola che non sapevo”, e aggiunge: “Questo libro è stata la mia terapia e la mia speranza”.

Il giornalista 58enne svela per la prima volta il perché della sua assenza dalla tv sul social, dove presenta il suo libro in cui racconta tutto

“La vicenda che Andrea Vianello si è deciso a raccontare — si legge nelle note di copertina — è la storia di un ictus, del suo ictus. Nel caso specifico si è trattato di un’ischemia cerebrale che ha colpito il lato sinistro del cervello, causata da una dissecazione della carotide. Una brillante operazione d’urgenza, nonostante una gravissima complicazione sul tavolo operatorio, è riuscita a tenerlo nel mondo dei vivi, ma nulla ha potuto rispetto al danno che si era già propagato: di colpo le sue parole erano perdute. O meglio: nella sua testa si stagliavano chiare e nette come sempre, ma all’atto pratico uscivano in una confusione totale, fonemi a caso, ingarbugliate e incomprensibili”. 

“Una prospettiva terribile per chiunque, ma ancora di più per lui, che delle parole ha fatto un’identità e un mestiere, quello di giornalista televisivo. Ogni parola che sapevo è un viaggio in un inferno molto diffuso, l’ictus e i suoi danni, che a volte presenta un percorso terapeutico e riabilitativo che non esclude il ritorno”, si spiega ancora.

Poi si conclude: “Questo libro racconta e dimostra che le parole che Vianello sapeva sono state in qualche modo tutte recuperate. Ma l’aspetto interessante, che fa della sua testimonianza una storia da leggere, è che a quelle che già sapeva Vianello ne ha aggiunte di nuove. Le parole che raccontano il calvario personale di chi scopre la sua vulnerabilità fisica, quelle che descrivono la brutta sensazione di ritrovarsi esposto in poche ore dai riflettori di un studio tv ai meandri inestricabili della sanità pubblica. Quelle che bisogna trovare per continuare a combattere ogni giorno, tutti i giorni, contro gli strascichi dell’evento subito, anche quando è stato superato. Ma pure quelle degli affetti, a volte sopite o date per scontate, e che invece possono riempire un intero vocabolario”.