Claudia Gerini e la guerra legale col paparazzo: 'Ho sbagliato a inveire ma non gli ho rubato il telefonino'

Claudia Gerini vive una vera e propria guerra legale con un paparazzo, Maurizio Sorge,  che l’accusa di avergli sottratto il cellulare con la forza. L’attrice è a processo insieme all’ex fidanzato Andrea Preti: i fatti risalgono al 22 aprile 2017. La bionda 49enne sulle pagine del Corriere della Sera si difende. “Ho sbagliato a inveire, ma non gli ho rubato il telefonino”, sottolinea.

Claudia Gerini e la guerra legale col paparazzo: 'Ho sbagliato a inveire ma non gli ho rubato il telefonino'

Sorge l’ha denunciata, il processo è iniziato a Trani il 5 ottobre, la prossima udienza sarà in primavera. La Gerini racconta la sua versione su quel che è accaduto in Puglia, a Bisceglie, quel giorno: “Ero in tournée teatrale ed erano i primi tempi della mia storia con Andrea. Il fotografo ci aveva seguiti fino in Puglia e aveva preso una camera nel nostro stesso albergo. E’ il suo lavoro, ci sta. Io e Andrea usciamo a fare jogging, ci rendiamo conto che lui ci segue e ci scatta le foto. Vabbé. Lo lasciamo fare. Dopo un’ora e mezzo, gli dico con gentilezza: ‘Ci hai fotografato abbastanza, ora basta, no?’. Ma manco ci risponde. Dopo un po’, glielo ridico, lui finge di andarsene, ma continua a seguirci”.

“Mi fermo e gli dico che sono stanca, gli chiedo di smetterla. E lui, con tono prepotente: ‘Se non vuoi essere scocciata, cambia mestiere, io te seguo quanto mi pare, te seguo tutto il giorno se mi va’- prosegue l’artista - Mi ha detto che il mio mestiere, in pratica, era fare il pagliaccio per lui. Dico: scusa, il mio lavoro è l’attrice. E lui straparlava, come se noi attori fossimo scimmiette al servizio di chi ci fa andare sui giornali. Sono cascata nella trappola e l’ho preso a brutte parole. Non minacce, solo parolacce. Gli ho detto cose tipo: mi sono rotta. Ho sbagliato, ma ero esasperata, stanca per la corsa, non ci ho visto più”.

Claudia Gerini spiega perché ha voluto il suo cellulare: “Ho visto che aveva in mano due telefoni, uno in modalità video: aveva ripreso la mia sfuriata, con me sudata fradicia, rossa in viso, che inveivo contro di lui. Quando me ne sono accorta, mi è venuta veramente paura: sapevo che andava in tv in vari programmi a portare filmati simili. In quel momento, volevo solo che non avesse quel video sul suo telefono. Allora, mi avvicino, gli strappo lo smartphone dalle mani, lui comincia a rincorrermi, un uomo grande e grosso, alto, tracotante. Sono riuscita ad allontanarmi, a trovare i video e a cancellarli tutti. Dopodiché, ho lanciato il telefono nella sua macchina. Fine. Lui sostiene che non l’ha più trovato e che gliel’abbiamo rubato, ma non è vero”.

L’attrice a processo con l'ex Andrea Preti dice la sua e si difende: i fatti risalgono ad aprile 2017

L’attrice non ci sta, a sua volta punta il dito contro il paparazzo: “L’unico modo che gli era rimasto per spargere fango. Ci seguiva cercando qualcosa di forte, ha tirato fuori il peggio di me, ha voluto creare il mostro, ma quella non sono io. L’abbiamo a nostra volta denunciato e la mia avvocata Patrizia Del Nostro ha chiesto il rito abbreviato perché è convinta che non ci sia alcun reato e per evitare tempi lunghi che si prestino a strumentalizzazioni”.

“Dice anche che è vero che sono un personaggio pubblico, ma che il diritto alla privacy dei personaggi pubblici non è abolito, è solo affievolito: non si può essere così invadenti contro la volontà espressa di una persona - aggiunge - Fra l’altro, subito dopo, sono venuti i Carabinieri e ci siamo messi a disposizione, hanno perquisito camera, auto, bagagli. Il telefonino non c’era. Dopo, iniziata l’inchiesta, abbiamo chiesto noi di essere sentiti spontaneamente. Io ho fatto qualcosa che non dovevo, ma che non è il reato di cui mi accusa questo signore”.

Claudia Gerini non ha nulla contro i paparazzi, ne conosce tanti e Roma e li lascia lavorare, ma questo avrebbe cercato “lo scontro”, parole sue. “E’ stato il modo che è andato oltre il limite di ciò che è accettabile. Non sono io che devo cambiare mestiere, è lui che deve essere più educato nel fare il suo mestiere. Lui ha il diritto di seguirmi, ma anche il dovere di essere rispettoso: gli ho fatto scattare le foto, poteva anche capire la mia esigenza di essere mollata. Nessuno dovrebbe sentirsi trattato con una simile violenza, come un oggetto una preda”, conclude.