Flavio Briatore, addio al Twiga a Otranto: 'Troppi controlli'

Flavio Briatore dice addio al Twiga a Otranto. Voleva portare il lido dei vip anche in Salento, ma ci ha rinunciato. "La burocrazia ha vinto. Troppi controlli", sottolinea l'imprenditore.

Flavio Briatore dice addio al Twiga a Otranto

Del Twiga a Otranto parla al passato. Ha detto addio al progetto. "Quando ho capito, ho fatto subito un passo indietro. Non si può lavorare in Italia. Evidentemente la burocrazia conta più di ogni altra cosa. Così non mi interessa", si sfoga con La Repubblica.

"Ormai sono fuori. Avevo dato una licenza, l'ho ritirata", dice. La situazione deve essere chiarita a livello giuridico, come aveva fatto sapere la Billionaire Lifestyle Sarl, la società di Flavio Briatore proprietaria del marco Twiga, che aveva concesso la licenza. Perché in realtà a sviluppare il progetto è stata un'altra società, la Cerra Srl.

Il cantiere dove stava sorgendo il lido è stato sequestrato. L'inchiesta del pm Antonio Negro ha ravvisato irregolarità nelle autorizzazioni rilasciate dal Comune di Otranto.

Il 67enne ha provato a portare il suo lido dei vip anche in Salento

Sono finiti nel registro degli indagati Mimmo De Santis (presidente di Federalberghi Salento), il progettista e direttore dei lavori, Pierpaolo Cariddi, fratello dell'attuale sindaco Luciano e candidato come primo cittadino alle elezioni dell'11 giugno. Le ipotesi di reato contestate riguardano violazioni di norme urbanistiche in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e abusiva occupazione del Demanio marittimo.

L'indagine non ha assolutamente coinvolto Flavio Briatore, per però, saputo del sequestro, ha detto addio.  "Siamo del tutto estranei agli accertamenti in corso. Anche perché non siamo soci di Cerra e non abbiamo alcun legame con le sue attività, al di là di aver stretto un accordo di licenza del marchio", aveva sottolineato subito dopo il sequestro.

Dopo il sequestro del cantiere ha rinunciato al progetto. 'Sono fuori', dice

 "Mi dispiace, però non mi interessa, ormai sono fuori", ha ripetuto ieri il 67enne al quotidiano. “Sono fuori, certo mi dispiace – ha continuato - Mi sembrava una cosa buona per tutti. Però, evidentemente, a qualcuno non piaceva: vorrei capire se tutte le centinaia di attività come quella hanno ricevuto praticamente un controllo al giorno per un mese e mezzo come è successo a questa. E, tra l’altro, sono sicuro che chi ci stava lavorando aveva rispettato tutte e dico tutte le norme, altrimenti non ci avrebbero messo così tanto per sequestrarlo”.