Francesca Fioretti, il dolore dopo la morte di Astori violato dalla burocrazia: 'Tutti i suoi beni dovevano essere di Vittoria ma...'

Francesca Fioretti racconta il suo dolore dopo la morte di Astori violato brutalmente dalla burocrazia all’indomani di quel maledetto 4 maggio 2018, quando il cuore di Davide si è fermato a Udine. L’attrice 35enne a Marie Claire, in una lunga intervista, in occasione dell’uscita del suo libro, “Io sono più amore”, edito da La Nave di Teseo, il 6 maggio, parla di come si sia sentita umiliata dalla legge perché non era sposata col giocatore e neppure ex compagna, legalmente riconosciuta come non moglie. Era, sì, la madre di sua figlia Vittoria, nata nel 2016.

Francesca Fioretti, il dolore dopo la morte di Astori violato dalla burocrazia: 'Tutti i suoi beni dovevano essere di Vittoria ma...'

“Tutti i beni di Davide dovevano figurare nell’eredità di Vittoria: non soltanto conti o proprietà, ma persino gli oggetti più minuti. Così ho aperto la porta di casa a perfetti sconosciuti mandati dal notaio che per ore hanno catalogato ogni singola cosa, chiedendomi chi tra noi due l’avesse materialmente acquistata” scrive nel libro la Fioretti.

 

L’iter burocratico è stato violento, come pure vedere un bancomat risucchiato per un conto non intestato. “Sono stati i momenti in cui ho avvertito di più la rabbia: io e Davide ci amavamo, stavamo crescendo insieme, è stato difficile lottare per definire ciò che significavo per lui, non so neanche se usare ‘ero/sono’, tutti avevano più diritti di me”, spiega Francesca al settimanale.

"La svolta l’ho vissuta quando ho visualizzato l’idea che Davide non avrebbe mai permesso tutto quello che stava succedendo. Quando ho avuto la certezza di ciò la mia rabbia è finita, ero serena, quegli iter burocratici sono diventati una routine che dovevo subire e stop”, sottolinea ancora.

L'attrice 35enne racconta la rabbia provata all'indomani dalla scomparsa del compagno

“Ne ho sofferto tanto, aggiunta alla sofferenza di essere senza Davide, di crescere mia figlia da sola, di lottare per la mia indipendenza. I dolori pratici mi hanno fatto diventare più determinata nelle cose che ho ottenuto. Sarei potuta crollare da un momento all’altro”, rivela la mora.

E’ andata avanti. E’ stato difficilissimo. “Non riuscivo a dormire nel nostro letto, andavo a dormire sul divano, sceglievo un programma tv noioso per sperare di addormentarmi il più in fretta possibile”, scrive ancora.

I capitoli di “Io sono più amore” sono suddivisi in: Vittoria, Corpo, Il colore del dolore, Davide e Francesca, Francesca, Costellazioni, Segni e Sogni, Luce e vuoto. All’inizio Francesca Fioretti era scettica sul mettere tutto nero su bianco, poi ha deciso di farlo.

Ha scritto il suo libro perché Vittoria, la figlia nata nel 2016, possa leggerlo quando sarà più grande e capire

“Questo non è un libro sulla cronistoria mia e di Davide, ci sono temi più ampi: da come viene vista la donna alla gestione del lutto, dalla burocrazia del dolore ai tempi dei processi. Ho pensato di voler scrivere questo libro affinché Vittoria a 15 anni potesse leggerlo con una maturità diversa, e poi rileggerlo da donna, poi da mamma. Spero capisca tanto il lavoro che ho fatto e l’amore che ho per lei”, chiarisce.

E aggiunge: “E poi oltre che per Vittoria l’ho fatto per me, perché da tempo molti scrivono su di me articoli che, ogni volta che leggo, mi provocano la sensazione di soffocare, rimane sempre un argomento difficile da trattare ed emozioni che tornano a galla. Forse questa è la mia confessione, non è una liberazione perché non ti libererai mai di questo dolore, ma ogni volta cresco, mi sento una donna migliore grazie a ciò che mi è successo. Dal dolore si può trarre qualcosa in più rispetto a prima: io ora sono quel qualcosa in più, sono più amore rispetto al dolore, è un libro sulla forza e poi dissemino delle piccole lucine…”.

La figlia è la sua forza. “E’ Vittoria ad avermi messa al mondo come madre, ad avermi fatto rinascere due volte”. Ora pensa al prossimo viaggio insieme a lei: “Sogno di portare Vittoria in Cina!”.