Gabriele Muccino via da Twitter

Ha deciso di dire addio a Twitter. Gabriele Muccino ha sbattuto la porta e spiegato le ragioni in un post lunghissimo pubblicato sulla sua pagina su Facebook. Il suo ultimo cinguettio è stato chiaro: "Ragazzi mi cancello da Twitter. Questa arena non è il mio posto! Non serve a nulla, è superficiale e sto meglio senza. Buon proseguimento". Forse a portarlo alla cancellazione dell'account la querelle iniziata proprio sul social con suo fratello Silvio, anche se il regista, nel commentare la decisione, non ne fa menzione.

"Sono stato realmente su Twitter a patire dal gennaio di quest’anno fino ad oggi. Non mi ci ero mai avvicinato prima per ignoranza del mezzo e perché non ne sentivo la necessità. Ma non volevo non comprendere tale enorme fenomeno, volevo conoscere quello che chiamiamo il futuro e ci appassiona e stimola e attira ogni giorno. Ma dopo questi mesi in cui ho cercato di condividere con foto, (come del resto faccio su FB) le mie passioni, riflessioni (certo, quanto possono essere significative in 140 caratteri, tali riflessioni?), estratti di film, frasi storiche, conoscenza del mio mondo, memoria storica del nostro passato andata perduta per la diseducazione che il nostro paese ha incontrato negli ultimi 25 anni, mettendomi per inesperienza e semplicemente anche per mancanza di quella forma comunicativa tanto sincopata, anche a nudo, a volte maldestramente, in piazza con le mie riflessioni, ho realizzato che Twitter assomiglia sì ad una piazza, ma medievale dove si celebravano le esecuzioni e torture col plauso della piazza urlante ed eccitata piuttosto che ad una agorà ateniese - ha scritto su FB Muccino - E' un mezzo che bisogna saper usare. Specie quando sei sotto la lente di ingrandimento. Il mio amico Lorenzo Cherubini è un maestro non solo nell’uso dei social, ma ovviamente in modo titanicamente molto più imparagonabile ed esponenziale nell’uso della poesia, della musica, delle emozioni profonde e ancestrali che la musica ci provoca, dell’uso del palcoscenico, della sua fisicità, della sua enorme comunicabilità, che a differenza della mia, passa assolutamente attraverso la sua persona e personalità, non solo perché si racconta in prima persona da 25 anni e non a caso oggi parla a 60 e più milioni di persone in uno stadio emozionandole ad ogni sua parola".

"Io però comunico in modo sideralmente opposto anche se spinto delle stesse urgenze e motivazioni (e oso dire) anche comunioni di vedute - continua Gabriele - Lui vive sotto i riflettori, io nel silenzio della realizzazione di un film. Io parlo solo con la mia troupe e poi sarà il film che parlerà per me. Anche grazie alle mie produzioni americane, i miei film sono oggi conosciuti in tutto il mondo. Numeri alla mano, con i soli due film americani, "La Ricerca della felicità" e "Sette anime", ho comunque raggiunto quasi 100 milioni di spettatori in giro per il mondo. E parlo solo di biglietti staccati alle casse dei cinema. Erano film drammatici, difficili, coraggiosi. Non erano pensati come blockbuster con eroi che salvano il mondo né storie di vampiri o franchising di altro genere. Ho vinto importanti festival di cinema internazionali come a Sundance con L’ultimo Bacio e a Shanghai con Baciami Ancora e oggi, alle prese con Twitter, sono caduto anche a causa della mia impulsività vittima di gogne che mi hanno fatto interrogare sul perché mi sia voluto mettere di proposito su questo tavolo operatorio. Proprio io…quale bisogno ce n’era per uno che ama vivere nell’ombra come me?".

"Il popolo di Twitter, quando è sofisticato, non ha il tempo di esprimersi in 140 caratteri e quando è becero e volgare riflette l’Italia che i nostri politici hanno costruito e portato attraverso una televisione controllata e in grandissima parte assai lacunosa per quanto riguarda l’informazione nelle case degli italiani - chiarisce il regista - Tra alcuni miei TW followers (non parlo nè di vip ma dell’esatto contrario) che mi dispiace aver dovuto lasciare – ma potranno raggiungermi, se vorranno - sulla mia pagina Facebook – e in cui ho trovato semplicità, affinità ben lontane da quella piazza medievale che ho prima citato. La maggioranza di coloro che ti “seguono” su Twitter non hanno a cuore il tuo percorso umano. Non sanno spesso nemmeno chi sei a parte il nome che ti porti. Ti seguono per spiarti, per vederti inciampare e deriderti. Forse Twitter è allora lo specchio di un’Italia che continua a fare sarcasmo e finta di niente mentre la nave affonda".

"Tornando a Twitter, il cinismo, il disincanto, la pigrizia, il lassismo, l’ignavia che vi si incontra è a mio personalissimo parere, l’esatto specchio della situazione attuale dell’Italia - conclude poi Muccino - Questa attitudine va estirpata. Bisogna pensare al futuro, a fare, a costruire, a migliorare, ad amare quello che si fa. Questo branco pronto per disperazione a gettarsi su chi inciampa è ciò che ci rende piccoli in questo momento storico. Noi siamo un popolo grande! Uno dei più grandi mai esistiti nella storia dell’uomo. Non dimenticatelo mai. Ci reincontreremo su queste pagine. Comunque la pensiate, abbiate a cuore solo il vostro futuro e quello di chi amate e sappiate che siete soli in questa impresa ed è questa, paradossalmente, la vostra forza! Dovrete desiderare ardentemente, tenacemente, di volercela fare. E ce la farete. Ce la faremo!".