Karim Capuano: "Non ero ubriaco al volante"

Karim Capuano ha visto la morte in faccia. Lo scorso 8 aprile è finito in coma dopo un incidente stradale sull'Appia, a Roma (stava tornando da un provino per "Don Matteo 8"). Le condizioni dell'ex tronista hanno tenuto col fiato sospeso. Per fortuna, è arrivata la ripresa. Oggi Karim sta bene. Non ha perso la sua grinta e racconta cosa è successo quel giorno, quando la sua macchina si è scontrata con un autobus.

In auto Karim non era solo, con lui l'amico Remo Angeloni: "D'istinto ho protetto Remo - dichiara al settimanale Nuovo - buttandomi su di lui e attenuando con il mio corpo la violenza dell'impatto". Poi il coma. I giornali ne hanno parlato tanto e il bel Capuano coglie l'occasione dell'intervista per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: "Ho trovato schifoso che, dopo l'incidente, i giornalisti, pur di avere uno 'scoop', abbiano sostenuto che ero ubriaco al volante. Che gente è? Approfittano di chi è in un letto d'ospedale e non può difendersi?". "Avevo lo 0,7 per cento di alcol nel sangue in più rispetto al consentito - prosegue - Ma prendevo la propoli per la gola, quattro volte al giorno come mi aveva consigliato il farmacista. Ho scoperto solo dopo, leggendo la composizione dello spray che utilizzavo, che quel medicinale con la propoli ha un tasso alcolico del 72 per cento. Sono state tolte molte multe a persone che la utilizzavano, proprio per questo motivo". Karim è arrabbiato: "Non si può distruggere la vita di una persona. Ci vuole rispetto". "Molti di quei giornalisti - sottolinea - erano miei amici. Andavamo in palestra insieme. Che razza di persone sono? Se fossi morto, non mi sarei potuto difendere".

A proposito di amicizie, Capuano rivela di non averne nel mondo dello spettacolo: "Ci si saluta affettuosamente ma, in realtà, non si è mai nemmeno andati a prendere un aperitivo". I suoi affetti più cari sono i genitori e le sue due sorelle. La famiglia è importante, ma per ora Karim non pensa a metterne su una sua: "Il mio grande amore adesso è il cinema", dichiara. Per un figlio poi c'è tempo: "Sono ancora bimbo io. E' come se avessi un anno. Non festeggio più il compleanno il 16 dicembre, ma mi sento come se fossi nato l'8 aprile 2011, il giorno dell'incidente. Fatemi capire prima, e di nuovo, come va la vita". "Anche il medico che mi ha curato - aggiunge - Jubin Abutalebi, me lo ha detto: 'Il Karim che conoscevi non tornerà più'. In fondo mi davano per spacciato. Poi, il Venerdì Santo le cellule cerebrali hanno cominciato a dare degli impulsi e il giorno di Pasqua mi sono svegliato".

E da quel momento, Karim ha capito quanto sia importante la vita e spera nell'esistenza di un Dio. Anche perché lui, dopo quello che è successo, si sente un miracolato: "I medici hanno parlato di un miracolo. Io ho fatto il giro del cielo e sono tornato a casa". Ora vuole tornare al lavoro, magari nel cinema. Sta facendo dei provini e ha anche scritto un film sulle donne. Senza dimenticare la passione per la musica. Ma il suo più grande desiderio è uno solo: "Tornare a essere felice". Perché, spiega: "L'esperienza del coma non aiuta certo a essere positivi. In più, in molti mi hanno dato dell'ubriacone mentre, in verità, io ho salvato la vita a una persona e poi i medici mi hanno bucato la testa per far scendere la pressione sul cervello causata dalla botta. Sono cose difficili da dimenticare, ci vuole tempo".

Ma ne è sicuro Karim, ce la farà, perché: "Sono una roccia".

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