Sergio Castellitto è ‘Il regista di matrimoni’

”Il regista di matrimoni” è come un trompe l'oeil dell'Italia di oggi, un codice interessante su quello che stiamo vivendo. E' strano, sono credente, ma lavoro benissimo con un regista ateo come Bellocchio. Chissà,
forse dietro questo suo trompe l'oeil c'e' nascosto un saio”
. Parola di Sergio Castellitto, protagonista del nuovo film di Marco Bellocchio, da venerdì 21 aprile al cinema distribuito da 01. Ieri l’attore, insieme al regista e agli altri componenti del cast Donatella Finocchiaro, Sami Frey, Gianni Cavina, Maurizio Donadoni e Bruno Cariello, hanno presentato la pellicola alla stampa.

Il film, tra sogno e realtà, racconta la fuga di un ex regista di matrimoni, in conflitto con la figlia e stanco del suo banale quotidiano, tra provini, strane indagini sul suo ‘io’ e un bislacco film sui Promessi Sposi.
Castellitto, attore di primissimo piano nel panorama nazionale e internazionale, ha parlato di continuità rispetto al personaggio che interpretava ne “L’ora di religione”, sempre di Bellocchio: “Anche in questo caso si parla della crisi di un uomo e di un artista. In “L'ora di religione” il mio personaggio però faceva i conti con un passato, mentre qui è il presente ad angosciarlo. Un presente che lo porta a decidere di fuggire. Un gesto, quello della fuga, che non è da vedere come negativo perché sceglie di rifiutarsi di fare quel film, per finire su un altro girone dell'inferno, un altro set”.

Ispirato Bellocchio, che spiega: “Qualcuno ha visto in questo film uno spirito da fiaba, una cosa che condivido. Sono sempre stato affascinato dalla potenza delle fiabe; un modo per tornare indietro verso le origini, verso le mie prime esperienze di lettura". E, per concludere aggiunge, dando uno sguardo all’attualità: “Mi pare che oggi non ci sia un rinnovamento del cinema che è ancora dominato da vecchie idee. Adesso ci sono centinaia di registi e festival, ma siamo come dominati dalla tv, dai reality show che sono come un'invasione di ultracorpi dove l'identità è minacciata dalla recita della vita. Così, da un punto di vista Cattolico, come accade appunto al regista Smamma nel film, quando uno è morto, chi sopravvive è tranquillo e può anche premiare il defunto. Per me non è stato così: ho avuto fin troppi riconoscimenti”.

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