Kevin Costner: 'Onore, lealtà e coraggio. I miei cowboy sono tutto questo'

Roma, Hotel Excelsior, Sala Ludovisi ore 11,40.
A 10 anni dal flop di “Wyatt Earp” e a 14 dal bellissimo “Balla coi lupi”, vincitore di ben 7 premi Oscar, Kevin Costner torna al western con “Open Range – Terra di Confine”. "La mia passione per il genere western - spiega Costner - deriva dalla grande influenza che esercitano su di me i cowboy e il loro coraggio. Sono persone reali non molto diverse da noi e nelle quali il pubblico può rispecchiarsi, dotate di un grande senso dell'onore, della lealtà e del perdono. Dei veri eroi. E oggi più che mai c'è bisogno di molto coraggio. Per essere eroi non è necessario compiere grandi gesti. Tutti nel nostro piccolo possiamo farcela”.

La Sala Ludovisi dell’Hotel Excelsior di Roma è gremita. La stampa lascia parlare l’attore hollywoodiano che, senza peli sulla lingua, afferma: “Io ho sempre deciso di non rincorrere la fama, non sono l'attore più
famoso in America, anche se non mi dispiacerebbe esserlo, ma non ho mai deciso di fare sequel tipo "Balla coi lupi 2", "Tin Cup 2” per cercare in tutti i modi di rimanere famoso. Girare un grande film non vuol
dire incassare, ma realizzare un film che nessuno si aspetta. Non sono una star, ma un narratore”
.

Pantaloni, camicia bianca e gilet, Kevin mostra un'eleganza ed un fascino non indifferenti. Ne sa qualcosa la sua fidanzata, Christine Baumgartner, una bella ragazza bionda di soli 28 anni, che l’ha accompagnato nella capitale e con la quale l’attore tra brevissimo convolerà a nozze. Parla del suo film, una pellicola ‘controcorrente’ ispirata dal romanzo “The Open Range Men” di Lauran Paine e ambientata nel lontano 1883, gli anni in cui le terre da pascolo non avevano ancora proprietari. Quattro pacifici cowboy, Boss (Rober Duvall), Charley (Kevin Costner), Button (Diego Luna) e Mose (Abraham Benrubi) si trovano a combattere la violenza di Denton Baxter, un potente proprietario terriero, che li vuole fuori dalle sue praterie a tutti i costi.
"’Terra di confine’ - spiega l’attore - è un film molto semplice, in cui i fatti si susseguono con meccanismi per nulla complessi e sono sempre legati ai cicli o ai cambiamenti della natura. Quando ho iniziato a lavorare sul progetto, ho pensato a un film che fosse il film western che avrei voluto vedere da spettatore, con tanto di happy end”.

Immancabile arriva la domanda su “Waterwold” e il suo presunto flop nove anni or sono, Kevin s’infervora e difende a spada tratta la sua creatura: “E' così difficile scrivere la verità? "Waterworld” non è stato un flop! Ha incassato 400 milioni di dollari. Non è stata una scelta sbagliata. Criticato sì, ma al botteghino è andato benissimo. Vorrei che lo sottolineaste una volta per tutte”. Poi passa a descrivere il suo amore per il cinema: “Adoro andare al cinema. Stare in sala due ore al buio a gustarmi un film. Quando si apre il sipario (purtroppo ormai non accade quasi più) per me inizia la magia. Ho imparato moltissimo guardando tutte le pellicole che mi capitavano. Oggi non tutti i film sono belli, ma la magia, il sogno rimane”.

Autografi di rito (tantissimi) e sorrisi per gli ultimi flash. Kevin Costner lascia la sala, eroe per caso, divo nonostante tutto.

LO SPECIALE SULLA CONFERENZA STAMPA

Foto: A.Capozzi © Gossip.it