Mario Balotelli e il razzismo: 'A Roma mi tirarono addosso un casco di banane’

Mario Balotelli parla del razzismo di cui è stato vittima fin da ragazzino. Il calciatore racconta di quando a Roma gli tirarono addosso un casco di banane, gridandogli frasi offensive. Lo fa nel libro di Alessandro Alciato, giornalista di Sky Sport, “Demoni”.

Mario Balotelli in un libro racconta gli episodi di razzismo di cui è stato vittima

Non c’è stato solo il casco di banane addosso a Roma, ma molto anche prima. Mario Balotelli ha sofferto gli episodi di razzismo nella sua vita. “A scuola capitava che sparisse qualche merendina dai banchi... Pensavano subito fossi stato io, senza indagare... Ma c' è un episodio che non dimenticherò mai: le lacrime non smettevano più di scendere. Avevo fatto tutti i compiti a casa... Sapevo che la mamma mi avrebbe poi permesso di uscire per andare a giocare a calcio... 'Ciao ragazzi, giochiamo?'. 'No, Mario: tu no'. 'Ma ho fatto i compiti...'. 'No, Mario: sei nero'. Ero nero, quindi ai loro occhi diverso... Credevo non mi volessero perché già allora ero esuberante. Poi purtroppo con il passare degli anni ho scoperto la verità”, racconta.

“Durante Juventus-Inter me ne hanno dette di tutti i colori, 'Scimmia'. 'Negro'. 'Torna in Africa"' I buu...Moratti dichiarò che per la rabbia avrebbe ritirato la squadra dal campionato...”, dice ancora Mario Balotelli. Era il 2009. Sempre nello stesso anno a giugno, seduto con i compagni dell’Under 21 in un bar a Roma il fattaccio: “Mentre stavamo chiacchierando, da lontano spunta una moto e uno dei due urla forte: 'Negro!'. 'Negro schifoso!'. 'Negro di mer*a!'. Poi si avvicinano, rallentano e mi lanciano un casco di banane. Come se fossi una scimmia. Hanno anche sbagliato mira, colpendo la cameriera del bar al posto mio”.

Il calciatore svela che a Roma gli tirarono addosso un casco di banane: 'Come fossi una scimmia'

Mario Balotelli sa che la piaga del razzismo esiste ancora: “Non sono sicuro che l'atteggiamento della gente sia migliorato. Ci sono molte più persone di colore e quindi, anche se si tenta di accoglierle e di accettarle tutte, non credo si riesca fino in fondo a farlo”.

Ora, però, lui ha meno rabbia dentro di sé, grazie anche ai suoi due figli, Pia e Lion. “Il Medioevo è finito, è ora che se ne accorgano tutti... Il cambiamento è in mano alle nuove generazioni; ai nostri figli bisogna insegnare che siamo tutti uguali... Dovrebbe essere scontato, quasi banale, ma non lo è. Poi i miei figli Pia e Lion lo racconteranno ai miei nipoti, e allora le future generazioni saranno più a posto di noi, questo sì. Ma di certo, fossi stato bianco, avrei avuto meno problemi”, sottolinea.