Al Teatro Colosseo debutta il dramma delle madri assassine

Non è grande la sala del Teatro Colosseo adibita per la prima di "From Medea", commedia in atto unico di Grazia Veresani, con Antonella Elia, Vera Gemma, Barbara Begala e Marina Pannofina, per la splendida regia di Pietro Bontempo.

Non è grande ma ci stiamo tutti. Circa 150 spettatori, tra stampa, invitati e amici dei protagonisti. Si sente il sapore della prima. Alle 21 sono ancora tutti fuori, le mani dietro la schiena, camminando avanti e indietro, forse nervosamente, forse per stemperare la noia dell'attesa. Scatta la prima foto per Giuliano Gemma, papà di Vera una delle protagoniste del dramma. Il viso è tirato ma non troppo. Risponde educatamente a chi gli fa domande e accetta le pacche sulle spalle di sconosciuti che gli fanno i complimenti per la figlia. Ancor prima di iniziare. Porterà sfortuna?

Poi entriamo. Sul palco ci sono due letti a castello, un armadio e una porta. Sarà questa la scenografia unica dell'intero spettacolo: una cella. "From Medea" è il dramma delle madri assassine e noi con loro, non usciamo mai dalla prigione psichiatrica in cui sono rinchiuse le quattro protagoniste, madri e altrettante assassine dei loro bambini. La sapiente regia di Pietro Bontempo fa un uso magico delle luci e della musica, riuscendo talvolta perfino ad inquietare. Qualcuno nel buio si guarda intorno, sospettoso. Uno scricchiolio. Proveniva dal palco?

Papà Gemma siede in penultima fila, defilato sulla destra. Inizialmente è solo. Con un po' di ritardo lo raggiunge la compagna. Lui si fa notare facendo schioccare le dita, poi le passa un braccio intorno le spalle. Il più ritardatario è Alessandro Haber, una sfilza di amici al seguito. Siede anche lui, braccia conserte e occhialini da intellettuale. E' il primo ad applaudire e il primo a far sentire la risata quando è il caso.

Lo spettacolo fluisce senza esitazioni fino alla stupenda conclusione, autentica chicca che da sola vale la presenza in sala. Si accendono le luci, la prigione torna ad essere una semplice scenografia. Seguono almeno cinque minuti di applausi continuativi, seguiti dal solito rituale degli attori che restano ad accogliere il trionfo, poi escono, ritornano ancora acclamati e infine chiamano a raccolta sul palco anche l'autrice e il regista, felici anche loro di raccogliere la meritata ovazione. Giuliano Gemma applaude. Cerco di notare se per caso sia commosso. Forse lo è. Dissimula con la bravura del consumato attore ma quando si alza in piedi per defluire, il suo passo è più deciso di prima e i complimenti vengono accettati con maggiore convinzione. In fondo è figlia sua. Tutta papà.

Fuori si chiacchiera, si commenta l'accaduto. Tutti sono soddisfatti, qualcuno porta via il manifesto dello spettacolo. Un grande cartello nero con caratteri bianchi. Sulle pareti ci sono le foto delle quattro bravissime protagoniste, macchiate di sangue con delle inquietanti vasche d'acqua e strani pesci all'interno. Come se già tutto il resto non fosse stato abbastnza agghiacciante. E divertente anche. Risate e angoscia. L'alchimia della perfetta commedia, qualcuno afferma.

Rosalita Celentano spicca in tutta la sua altezza. Un berretto di lana colorato. Discute amabilmente con un ragazzo alto quanto e più di lei, ma meno magro. Sembra un discorso tra intellettuali, riservato a pochi. E infatti nessuno si avvicina. Creano il vuoto intorno a loro. Cerco di carpire l'oggetto di tanto contendere, ma le voci sono basse e non si può raccogliere nulla senza passare per spioni. Forse si parla della serata, forse no. Forse di Vera Gemma, intima amica di Rosalita. Sul divano intanto, l'unico nella sala, troneggia Ricky Memphis, una giacca di pelle sottile lunga fino alle caviglie stile Matrix e stivaletti a punta neri. La sua classica cadenza romana, strascicata, forse affascinante, discorre dell'insospettabile bravura dell'Elia, dell'atmosfera sul palco, di quanto tempo fosse trascorso dall'ultima comparsata di Vera Gemma. Poi si alza. Termina la serata parlando con Alessandro Haber ed altri amici. Tutti escono. Si resta fuori, all'entrata, qualche flash cattura il volto ancora febbrilmente emozionato di Giuliano Gemma che dopo essersi concesso, saluta con un bacio la figlia Vera e si allontana in motorino insieme alla compagna.

L'ombra del Colosseo si staglia alle nostre spalle. E' quasi mezzanotte ma la folla di Vip e giornalisti non accenna a sfaldarsi. Si avvicina qualche curioso, attirato più dai flash dei fotografi che da altro. Haber in un ultimo gesto da persona comune si infila le mani in tasca e ne tira fuori un mazzo di chiavi. Quasi urla alla sua compagnia di amici, compreso Memphis: "Ci vediamo a casa", dice. "Datemi il tempo di salire, poi suonate e io vi apro, così mettete la macchina dentro".

Non fa freddo. Neanche caldo. Le ragazze ostentano gonne e stivali. Una, coraggiosa, ha osato un paio di sandaletti aperti. Tutte si stringno intorno ai loro ragazzi, alla volta delle macchine che cominciano ad uscire dai parcheggi. Presumibilmente un guardiano starà spegnendo le ultime luci, togliendo le ultime cartacce, preparando di nuovo tutto.

In fondo domani si ricomincia.