E' indignato e usa un paragone forte, che Bruno Pacifici, presidente della comunità ebraica romana all'Huffington Post ha già bollato come gaffe: "Frase molto infelice, ho bisogno di tempo per riflettere". A seguire è arrivato pure lo sdegno del presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) Renzo Gattegna: il paragone di Berlusconi è "incomprensibile" e soprattutto "offensivo".
Non è mai scontato Silvio Berlusconi. In un passaggio del nuovo libro di Bruno Vespa, "Sale, zucchero e caffè", in cui il conduttore di "Porta a Porta" gli chiede se è vero che i figli gli abbiano chiesto di vendere tutto e di andare via, il Cavaliere risponde: "I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler. Abbiamo davvero tutti addosso". Le polemiche non si arresteranno facilmente, ancora una volta.
Nel volume Berlusconi è incontenibile. "Sono italiano al 100 per cento - continua - In Italia ho le mie radici. In Italia sono diventato quello che sono. Ho fatto qui l'imprenditore, l'uomo di sport, il leader politico. Questo è il mio paese, il paese che amo, il paese in cui ho tutto: la mia famiglia, i miei amici, le aziende, la mia casa, e dove ho avuto successo come studente, come imprenditore, come uomo di sport e come uomo di Stato. Non prendo neppure in considerazione la possibilità di lasciare l'Italia".
"Il primo sentimento è stato di non volerci credere, che fosse impossibile che capitasse a me tutto questo, e da lì il rifiuto di prendere in considerazione qualsiasi ipotesi, perchè tutte sarebbero comunque ingiuste - aggiunge l'ex premier - Sono stato assalito da una profonda indignazione, che da allora non mi ha lasciato mai. Ho molto pensato a quanto soffrirebbero mio padre e mia madre se fossero qui. E mi sono chiesto come avrebbero voluto che mi comportassi. Credo con la stessa dignità che mi hanno sempre insegnato".