Ruby bis, pene ridotte per Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora

La sentenza è arrivata poco fa. La Corte d’Appello di Milano oggi, giovedì 13 novembre, ha ridotto le pene inflitte nell’ambito del processo Ruby bis in primo grado a Emilio Fede, Lele Mora e a Nicole Minetti, ex consigliera della Regione Lombardia. I tre erano coinvolti nel presunto giro di prostituzione che sarebbe andato in scena nelle residenze dell’ex premier, Silvio Berlusconi.

Ruby bis: la Corte d'Appello di MIlano ha ridotto le pene di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora

Nicole Minetti è stata condannata a tre anni di reclusione: la mora aveva avuto una pena di cinque anni del primo grado. Emilio Fede ha visto 'tagliare' i suoi sette anni a quattro anni e 10 mesi. A Lele Mora, invece, che nell'udienza passata aveva rinunciato ai motivi di appello, è stata riconosciuta, come chiesto dai legali, la continuazione con la pena a quattro anni e tre mesi già patteggiata in un altro processo per bancarotta. L'ex manager dei vip così ha 'totalizzato' sei anni e un mese di reclusione. In primo grado anche Lele Mora era stato condannato a ben sette anni.
Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, che si sono sempre dichiarati innocenti, erano accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Per loro la condanna, anche se ridotta, è arrivata nell'ambito del Ruby bis. A luglio, invece, Silvio Berlusconi è stato invece assolto in appello nel processo principale sulla vicenda Ruby Rubacuori dall’accusa di concussione perché il fatto non sussiste e da quella di prostituzione minorile perché il fatto non costituisce reato. 
Al momento della lettura della sentenza del processo d'appello cosiddetto Ruby bis, in aula era presente solo Lele Mora. "Sono soddisfatto della sentenza. Sono emozionato, perché se fossi finito carcere di nuovo il mio fisico non avrebbe potuto reggere. Ho già pagato perché sono finito in carcere in isolamento per 14 mesi, trattato peggio di un terrorista". E ha aggiunto: "Non mi pento di quello che ho fatto perché se uno si pente non è uomo".