Fabrizio Corona dal carcere di Opera, dove sta scontando una pena di 13 anni e 8 mesi per estorsione aggravata e altri reati accumulati, ha voluto far sentire ancora una volta la sua voce. L'ex re dei paparazzi ha parlato a "Virus - Il contagio delle idee", programma approfondimento giornalistico in onda su Rai 2, con un'intervista epistolare.
Rinchiuso in cella da un anno e mezzo, l'ex marito di Nina Moric, padre di Carlos, è arrivato al limite.
"Oggi non sto più bene, non ce la faccio più, non riesco a star su, sono crollato. All'inizio cercavo di fare ogni cosa possibile, ho aperto un portale per detenuti, un sito web delle carceri, portavo il vitto ai detenuti, ma ormai niente, niente di tutto ciò, non esco più dalla cella, non vado all'ora d'aria da 3 mesi, nemmeno più in palestra, sono molto dimagrito, la rabbia è diventata dolore, la voglia di fare è diventata riflessione, la voglia di combattere è diventata ricerca di giustizia. Leggo, scrivo e penso di continuo", ha scritto Fabrizio Corona.
"Sa che significa stare 24 ore al giorno chiuso in una cella di tre metri quadrati con un'altra persona? - ha continuato l'agente fotografico - Nemmeno dalla finestra si vede niente, la grata è troppo fitta. Mentre la tv parla di un mondo che cambia sempre più veloce e che io già non conosco più. E' cambiato tutto. Io non avevo mai messo in conto sul serio di poter finire in carcere. Ho sempre agito con la convinzione di non fare alcun reato. Non ho mai pensato che i miei comportamenti erano contro la legge. Malgrado ciò, per un anno e mezzo, sono andato avanti, rispettando tutte le regole durissime di quest'istituto, convinto di poter accedere presto, secondo la legge, ai benefici carcerari. Quando, invece, è stata rigettata la mia istanza per l'affidamento terapeutico, ho scoperto di avere un'aggravante cioè il reato ostativo come se fossi un boss mafioso e che quindi non posso curarmi e proseguire il mio percorso riabilitativo, sono caduto in un malessere da cui non riesco a riprendermi. Sto male. Non mi vergogno a dirlo. Non ho più paura di far sapere chi sono veramente. Il carcere mi sta mangiando vivo".
Fabrizio Corona ha poi sottolineato: "Esiste un documento medico sanitario, redatto dagli operatori del carcere, che dice di me: "Il soggetto ha bisogno di sperimentarsi in un'ambiente, in un contesto comunitario e avviare un nuovo progetto di vita". Sempre gli stessi sanitari scrivono che il mio percorso qui è finito già da quattro mesi. Di solito, con un documento simile si accede alle pene alternative. Ma io sono Corona, un caso, un soggetto pericoloso con un reato ostativo. Per me, niente cura. Solo pena".
Condannato per l'estorsione al calciatore ex Juventus David Trezeguet, ha voluto tornare sulle parole dette in tv dal giocatore che ha scagionato l'imprenditore:
"Appena ho sentito Trezeguet che pronunciava quelle parole di fronte a milioni di persone in televisione, ho provato un istante di felicità ma subito dopo, guardandomi intorno, sono stato riassalito da tristezza e sconforto, io oggi se non avessi quella condanna, non starei in galera. Trezeguet ha solo ripetuto le stesse parole riportate negli atti e pronunciate agli inquirenti nei vari interrogatori. Infatti, il gup mi aveva prosciolto nell'udienza preliminare. Certo, sentire le sue parole in tv rende tutto ancora più assurdo: un estorto che scagiona l'estorsore minaccioso e che usa metodi mafiosi, che però la vittima nega di aver subito, è veramente strano. Curioso, assolutamente folle. Come folle, è aver condannato a 8 mesi il fotografo per aver fotografato David Trezeguet in mezzo alla strada, come fanno ogni giorno milioni di paparazzi di tutto il mondo che ovviamente non vengono condannati a nessuna pena perché stanno facendo semplicemente il loro lavoro. Ma oggi devo solo pensare a come riprendere in mano la mia vita e a come tornare da mio figlio".
Tra poco tempo chiederà la grazia al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Fabrizio Corona ha voluto però precisare che desidera scontare la sua pena in modo alternativo: "Chiederò la grazia. Solo per rivedere mio figlio. Ma la chiederò. Io non voglio scappare dalla mia pena, io non voglio farla franca, io voglio scontare e pagare la mia condanna. Chiedo solo aiuto per poter superare quel tecnicismo giuridico della mia condanna di Torino, quella di Trezeguet, che essendo qualificata come estorsione aggravata, impedisce al tribunale di sorveglianza di potermi concedere, come già hanno richiesto gli operatori sanitari del mio carcere, l'affidamento terapeutico e poter così proseguire quel percorso di cura e di grande evoluzione di cui oggi ho fortemente bisogno. Non chiedo impunità. Chiedo di poter scontare quello che ho fatto senza essere paragonato ad un mafioso".
Oggi è una persona diversa, pentita di ciò che ha fatto in passato, soprattutto per i comportamenti avuti dopo i tre mesi scontati nel carcere di massima sicurezza a Potenza: "Io sono stato uno scemo. Dopo aver fatto a Potenza, da incensurato, tre mesi di carcere di massima sicurezza con boss mafiosi, sono uscito imbufalito. Ho sfidato i giudici, li ho presi in giro ma ho sbagliato il modo, il tono, l'educazione. L'esibizionismo, l'arroganza, il narcisismo: recitavo un personaggio. Un personaggio sbagliato, negativo, per i giovani e per le tante persone che mi seguivano. Ma oggi c'è l'uomo, c'è il padre".