Fabrizio Corona, sì all'estradizione

Il Tribunale di Lisbona ha detto di sì alla sua ettradizione. Fabrizio Corona torna in Italia, combattivo, come ci tiene a precisare, pronto a cercare giustizia.

Prima dell'udienza di ieri con un messaggio sul suo sito web aveva voluto raccontare la sua verità sui fatti che si sono svolti da venerdì scorso. "Sono uscito di casa alla 10.30, fuori casa ho incontrato tre poliziotti della Digos che mi aspettavano. Quella notte (tra giovedì e venerdì, ndr) mi sono venuti a suonare tre volte: alle 3, alle 5 e alle 7.30 del mattino. Quando ho guardato in faccia il poliziotto sapeva già che mi avrebbero condannato prima della sentenza e mi ha detto "Non ti posso lasciare andare". Non avevo pianificato nessun tipo di fuga: mi sono recato in palestra, ho preso una macchina e sono andato a un appuntamento di lavoro", ha spiegato.
"Appena ho saputo la sentenza, senza versare una sola lacrima, ho preso una decisione che mi ero preparato mentalmente una settimana prima, perché io non scappo e non sono mai scappato - ha aggiunto l'imprenditore - E guai a chi dice che io scappo perché le mie responsabilità me le prendo. Ho fatto quattro giorni di viaggio a 60 chilometri orari con una 500, non mi sono mai fermato e sono arrivato dopo quattro giorni di viaggio a Lisbona ieri pomeriggio. Il tempo di studiarmi tutto quello che era successo in Italia, tutte le trasmissioni, tutto quello che hanno pubblicato, vedere soprattutto i fan che mi hanno aiutato, e stamattina mi sono consegnato alla polizia per pagare le mie pene qua (a Lisbona, ndr) e soprattutto per chiedere giustizia, perché quello che mi hanno fatto è indecente. In Italia oltre a rischiare la galera a vita rischio anche la morte se dovessi finire in carcere".

Purtroppo per Corona, in Portogallo non ne hanno voluto sapere. Torna a casa. Amaro all'uscita del tribunale lo sfogo di Fabrizio davanti le telecamere: "Lavoro da 13 anni, ho mantenuto trenta persone, mai commesso un reato. Subisco una condanna ingiusta e guai se qualcuno scrive o dice che sono un criminale. Non mi arrendo continuerò la mia battaglia dal carcere...".