Lapo Elkann, abusi sessuali a 13 anni

Lapo Elkann a 13 anni ha subito abusi sessuali. La clamorosa rivelazione arriva per sua stessa ammissione in una lunga intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano. "Da quando ho compiuto 13 anni ho vissuto cose dolorose che poi mi hanno creato grosse difficoltà nella vita. Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici. Sessuali. Mi è accaduto, li ho subiti - ha spiegato - Altre persone che hanno vissuto cose simili non sono riuscite ad affrontarle. Il mio migliore amico, che era in collegio con me per quasi 10 anni e ha vissuto quello che ho vissuto io, si è ammazzato un anno e mezzo fa". Finora non ne aveva mai parlato, ma ha deciso di farlo "perché voglio che questa storia serva a qualcuno": "Sto pensando a una fondazione. Voglio aiutare chi ha passato quello che ho passato io. Parlare è giusto, ma facendo qualcosa di utile, di positivo". Tutto è accaduto quando era in collegio dai Gesuiti.

L’imprenditore di Italia Independent e consulente della Ferrari ha voluto pure parlare di sè e del suo essere: "In Italia l’eccentricità non è ben accetta perché non sei incasellabile in una scatola. E io di essere messo in una scatola non ho voglia. Credo di averne il diritto. Io non sono solo una persona leggera, un imprenditore, il nipote di Gianni Agnelli o il figlio di Margherita. Sono tantissime altre cose. Ho le mie sfaccettature e i miei difetti, ma forse la mia fortuna è che i miei difetti sono stati resi pubblici costringendomi ad affrontarli. Uno sforzo che mi ha reso più umano. Più libero".
Lapo ha pure svelato di quando, militare a Cuneo, litigò con un volontario di carriera che lo provocava chiamandolo 'agnellino di merda': "Sono uscito dalla mensa ed è finita a botte. Non dico che ho fatto bene, i pugni non sono mai una soluzione, ma da quel giorno mi hanno rispettato tutti. Non ero più solo il cognome o la mezza calza senza coraggio, ma Lapo. Il Capitano Valle però non era d’accordo e mi diede qualche giorno di camera di consegna".

Da bimbo era dislessico. In qualche modo pure lui si è fatto da solo, iniziando come operaio metalmeccanico nella catena di montaggio della Piaggio di Pontedera, con uno pseudonimo, come da tradizione di famiglia. "Da giovane volevo assomigliare a mio nonno", ha poi detto. Gianni Agnelli è sempre stato un mito: "Era il mio esempio, il mio modello. Pensavo esistesse solo lui. Poi ho capito che il nonno era il nonno e io sono solo io. È giusto così. Oggi non ho più nessuna voglia di essere come lui, il che non vuol dire che non lo rispetti. Però io sono diverso". Ha sempre pensato spesso allo zio Edoardo, morto nel 2000: "Mi manca. Mi mancano anche tutti gli altri: mio nonno, Giovannino, Umberto, mio cugino Filippo, che se ne è appena andato. Tutti. Però Edoardo era una persona speciale. Atipica. Che ha vissuto una vita estremamente travagliata. Certe cose dure che ha vissuto, oggi le capisco ancora meglio di ieri. E ho sempre un grande dolore nel pensare che si sarebbe potuto fare di più. Che avremmo dovuto fare tutti di più". Con Margherita Agnelli, la mamma, da sempre un rapporto difficile: "Non è vero che non parlo con mia madre. Nei rapporti umani ci sono delle fasi. Succede con fratelli, amici, cugini e anche con i genitori".

Ora Lapo Elkann guarda al futuro: "Per me farcela significa conquistare una vita normale e creare la mia famiglia, avere dei bambini. Non vedo la mia vita senza moglie e figli. Ho 36 anni, entro i 40 ci arrivo".