Roberto Bolle, il coming out nel 2009? Non gli piace "schierarsi"

Tanti sacrifici e una sola passione, la danza. Roberto Bolle, timido e riservato, si confessa sulle pagine di Vanity Fair. A dodici anni a Milano era già solo: "Non mi pesavano i corsi, le lunghe ore di lezione. Mi pesava quello che veniva dopo: aspettare da solo la mensa serale, rientrare da solo a casa della vecchia signora dove abitavo, chiudermi da solo nella mia stanza a fare i compiti. Ero poco più che un bambino, mi mancavano i miei genitori, i miei fratelli. Piangevo". Ma è andato avanti. Una carriera folgorante. Nureyev lo ha scelto a 15 anni, a 19 è entrato nella Compagnia del Teatro alla Scala, a 21 Primo Ballerino con assunzione a tempo indeterminato, a 23 dimissionario per diventare un precario di lusso tra Londra, Berlino, Vienna, Tokyo, Mosca e San Pietroburgo. Nel 2009 viene nominato Principal Dancer all’American Ballet Theatre di New York, la Scala lo ha decretato Étoile. "Ballo da sempre, tutto qui. A 4 anni, il sabato sera, c’era Fantastico e io ballavo davanti al televisore. A 7, ho visto quello che stava imparando una compagna a scuola di danza, e ho chiesto di essere iscritto anche io. Il primo impatto non mi è piaciuto – ero abituato a muovermi liberamente e invece lì erano regole e schematismi – ma pian piano mi sono innamorato dei movimenti, della forma mentale - ha spiegato al settimanale - Oggi, nell’era dei talent, la danza va di moda anche tra i maschi, all’epoca ero solo, ma non ci sono stati con gli amici momenti di imbarazzo alla Billy Elliot, perché quello era un momento della mia giornata che non si intersecava con gli altri: andavo a scuola, andavo ai boy scout, andavo a ballare".

Bolle è consapevole della frustazione che si prova quando si ha poco tempo per scegliere di fare altro, l'ardore del muovere il corpo, però, compensa. "Fuori dal palcoscenico, quando il teatro si svuota, inizia un’altra parte della mia vita, che non desidero mettere in mostra. È uno spazio esiguo ma vitale, perché è la sorgente da cui attingo energie preziose, indispensabili. All’artista e all’uomo", precisa. La polemica su un suo presunto coming out nel 2009 per lui non c'è mai stata: "Non rilascio mai dichiarazioni sulla mia sessualità e su quella di terzi". Roberto vuole "lasciar parlare il mio corpo". Non accetta di doversi "schierare".

A 37 anni pensa che riuscirà "a dire basta prima di smettere di regalare armonia e bellezza. Dopo, non so. Di certo mi prenderò un po’ di tempo, la cosa che mi manca di più. Viaggerò. Ma non mi ci vedo ad abbuffarmi di patatine davanti alla Tv. Quando sei ballerino, lo sei per sempre: Alessandra Ferri continua a prendere lezioni dal suo vecchio insegnante. Ecco, il maître de ballet è un mestiere che potrebbe fare per me: mi piace aiutare i giovani". Infine ammette: "La danza mi ha migliorato anche come persona. Ho sempre ballato meglio in scena che durante le prove perché il contatto con il pubblico e la “corazza” del personaggio mi permettono di lasciarmi andare, di vivere e comunicare emozioni, di non essere trattenuto e timido come per natura sono. È stato terapeutico, mi ha dato la possibilità di esprimere cose che ancora fatico a tirare fuori, ed è un lavoro in corso. Perché mi pesa dire di no o fare una critica, ho paura di ferire, e troppo spesso subisco in silenzio le situazioni a cui dovrei ribellarmi. E poi, in famiglia siamo abituati a un certo riserbo nel comunicare i sentimenti. L’affetto c’è ed è sincero, ma a volte le cose bisogna anche dirle. Fatico a dire ai miei “ti voglio bene”, so che lo sanno ma dirlo è importante. Voglio imparare a dirlo di più".

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