Adriano Celentano, da Santoro non chiede scusa e attacca

Michele Santoro solleva gli ascolti di Servizio Pubblico grazie ad Adriano Celentano, panacea di Sanremo e della tv. Il Molleggiato non fa dietrofront dopo il vespaio suscitato per il sermone messo in scena all'Ariston, contrattacca, rispondendo a ogni domanda di Sandro Ruotolo.

"Non cambierei una virgola di ciò che ho detto - spiega il cantante - Non ho fatto altro che mettere in evidenza ciò che è inutile per la Chiesa. Per me rimangono inutili fino a quando non cambiano la loro linea editoriale sia Famiglia Cristiana che l’Avvenire".
Il problema alla base delle polemiche è il meccanismo della televisione pubblica: "Finché i partiti continueranno a litigarsela, sarà preda di sotterfugi, intrighi e sospetti". E, riferendosi al direttore generale Lorenza Lei, precisa: "E' difficile non pensare che lo stesso dg non sia sottoposto alla pressione dei partiti, di destra ma anche di sinistra".
Con Sanremo ha chiuso: "Non è un problema, il successo è bello e gratificante ma non ha niente a che vedere con la felicità che si prova in una partita a bocce con quattro amici".

Parla di tutto e tutti Adriano, anche della condanna al giornalista Corrado Formigli e alla Rai a pagare 5 milioni di euro alla Fiat per un servizio di “Annozero” sull'Alfa Mito: la sentenza potrebbe "stracciare la vita di un giornalista e tenere lontani molti colleghi dal toccare centri di potere, industrie importanti. La critica è necessaria, sennò il Paese invecchierebbe, la Rai morirebbe subito, ecco perché ha bisogno di un pensiero diverso".
Per lui gli artisti pensanti dovrebbero essere liberi, "perché il prezzo del rischio è quello che si paga per la libertà, è il prezzo del servizio pubblico".

A chi ha contestato il suo compenso di oltre 700 mila euro per salire sul palco della kermesse canora, anche dopo aver saputo che lo avrebbe dato in beneficenza, manda a dire: "Ho sentito la colossale stronzata secondo cui farei beneficenza con i soldi dei contribuenti. Io vorrei sapere quanto ci hanno messo a partorire un concetto così rudimentale. Che colpa ho io se mi è capitato di essere uno dei più pagati d'Europa? I soldi che userò per fare beneficenza sono i soldi che la Rai mi deve dare. Non sono dei contribuenti, sono miei. Come lo sarebbero quelli di un falegname se aggiustasse un tavolo a qualcuno".
Joan è Lui.

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