- La cantante 39enne rivela la sua disperazione per il lutto improvviso e devastante
- La salentina parla anche di amore, partner e maternità
Rosario è scomparso il 5 settembre 2022, lasciandole nel cuore un vuoto incolmabile. Emma Marrone racconta sulle pagine di Vanity Fair i momenti più drammatici della morte del padre. La 39enne, intervistata da Michela Murgia, confessa: “Sentivo le urla di mia madre, è stato terribile”.
Il papà era tutto per Emma. “Non tutte le donne hanno rapporti difficili col genitore, io col mio ho avuto un legame bellissimo. Non era solo padre per me, ma anche figlio, amico, compagno di avventure. Certe sere uscivamo e tornavamo brilli, con mia madre che ci aspettava sulla porta. Quando i miei amici venivano a cena e a fine serata poi sgattaiolavano fuori per fumare, mio padre li guardava e diceva: ragazzi, la canna ve la potete fare anche qui. Mamma dice che io sono quella che gli somiglia di più”, spiega.
La salentina poi rivive quel che è accaduto quando l’uomo è venuto a mancare, stroncato dalla leucemia contro cui lottava da tempo: “Quando è morto io ero via un paio di giorni, l’avevo sentito la sera prima, ‘prendo un volo domattina e alle 13 sono già con le gambe sotto al tavolo’. Ti aspetto, mi ha risposto. Invece al mattino era morto. Quando ho visto il numero di mio fratello ho capito subito, dall’altra parte sentivo le urla di mia madre, è stato terribile. E io non c’ero”.
Non c’è senso di colpa in Emma per non essere stata lì: “Non ho rimpianti. Credo anzi che sia un suo regalo. Sentiva che sarebbe morto e sono convinta che mi abbia voluto risparmiare dalla sua morte, in modo che lo ricordassi vivo e felice nella chiamata della sera prima”.
Single, senza un compagno accanto da tempo, la Marrone sugli uomini dice: “Il mio scopo nella vita è realizzare me stessa, non trovare un partner. Certo, sono fatta di carne e ci sono sere in cui mi piacerebbe trovare qualcuno a casa ad attendermi, banalmente anche nel letto, ma questo sentimento non mi spinge mai a pensare che andrebbe bene chiunque. Sono single, ma non sola, ho tante famiglie”. Parla di quella d’origine e quella che ha costruito a Roma, “quattro persone che sono il mio rifugio”.
Emma sa perché è così difficile trovare un uomo: “Quelli della mia generazione sono deboli e spaventati, indecisi. Hanno paura delle donne autonome e forti”. E aggiunge: “A volte mi ritrovo con le amiche e diciamo tutte la stessa cosa: trovare un uomo che non abbia paura di noi, di quello che siamo state capaci di diventare, è molto difficile”.
Poi parla di figli. “Non mi sono mai immaginata madre. Ci sono stati momenti in cui mi sono detta: se arriva arriva, i figli si fanno anche per incoscienza, ma non era un mio obiettivo”, precisa l’artista. Il cancro uterino e le due recidive sono state abbastanza determinanti: “La prima volta l’ho presa come un fatto che poteva capitare, con le altre è stato più complicato, l’ho curato ma poi ho detto: basta, leviamo l’ovaia. Potrei ancora avere un figlio, ma la priorità per me è la musica”.
Quando le si domanda se ricorrerebbe alla gestazione per altri, svela: “Non ho resistenze ideologiche, ma la scelta ce l’ho: se volessi potrei ancora farlo da me con la fecondazione. In Italia però devi essere per forza una coppia ed è una visione della genitorialità medievale. Perché devo avere un partner per essere madre? Prima ti dicono: non fate abbastanza figli, poi provi a farli e ti mettono mille ostacoli”.