Dimenticate Medioman, Olmo e l'ingegner Cane, Fabio De Luigi è cresciuto: dopo il debutto teatrale a fianco di Stefania Rocca in "Irma la dolce", diretto da Jerome Savary, eccolo ora protagonista di "Un Aldo qualunque", debutto cinematografico del regista torinese Dario Migliardi.
Prodotto da Rai Cinema e Kubla Khan, il film ha appena esordito nelle sale e mai come questa volta c'è da sperare che un film italiano riesca a trovare spazio tra i blockbuster americani. E se il talento di Fabio De Luigi è una vera rivelazione, la commedia va segnalata per molti altri motivi a cominciare dalla regia di Migliardi, già noto per aver collezionato diversi premi internazionali con il cortometraggio "La lettera" interpretato da Valerio Mastrandrea. Perfetto comunque l'intero cast che vede Michele Bottini, Giuseppe Battiston, Silvana Fallisi, Manuela Ungaro e Neri Marcorè tutti bravissimi e divertenti senza strafare.
Il film è ambientato nel 1978 ed ha per protagonista Aldo Chimenti (De Luigi), un ragioniere che si trasferisce da Bari a Torino insieme alla moglie Marisa (la Fallisi), poliziotta in carriera. Da sfondo al film una Torino fotografata ottimamente da Arnaldo Catinari, la colonna sonora dei Timoria, il colorito accento barese dei personaggi e molto altro ancora: tutto concorre a raccontare con toni brillanti le vite anonime di persone qualunque, tre amici che potrebbero vivere in qualsiasi città italiana. Fabio De Luigi rivela che all'inizio ha avuto non pochi dubbi sul suo ruolo: "Quando mi ha contattato Migliardi mi sono chiesto: ma perché proprio io? Ci sono tanti attori pugliesi bravissimi…."
In ogni caso guardare per credere: il barese sfoggiato dal comico romagnolo è assolutamente credibile, da piegarsi in due per le risate. "Il dialogue coach Luca Cirasola è stato fondamentale", rivela De Luigi, "e alla fine delle riprese parlavamo tutti in perfetto barese, anche a casa!" E tra i progetti futuri del'attore lanciato dallo Zelig e dalla Gialappa's Band c'e ancora cinema: un film prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci sulla storia di un gruppo di liscio romagnolo.