Lele Mora si è presentato davanti ai giudici del Tribunale di Milano dove è in corso il processo “Ruby bis”: “Dismisura, abuso di potere e degrado. Lo ha scritto un importante quotidiano a diffusione nazionale ed è proprio così”, queste le sue parole. “Io ne sono stato passivo concorrente - ha proseguito - ma oggi non voglio più mangiare cibo avariato e lascio il compito ai miei difensori di chiarire".
Mora ha ammesso di aver partecipato alle famigerate cene di Arcore: “E' vero - ha detto - Ed è vero anche che alle cene ho accompagnato le ragazze. E' vero che ho ricevuto un prestito da Berlusconi tramite Emilio Fede che avrebbe salvato la mia società". Ma non ho mai “mai voluto condizionare la volontà delle ragazze - h sottolineato - Non ho mai giudicato il loro comportamento, né mai ho orientato le loro condotte". Quello di Mora sembra un vero e proprio sfogo e c’è spazio anche per delle scuse: "Mi vergogno per le polemiche che ho fatto contro giornalisti e comunisti, per le minacce, mi vergogno e chiedo scusa". E poi ha concluso: “Voglio uscire da questa bufera infernale che mi ha tolto la luce voglio vedere le stelle e il cielo azzurro. Mi sono assunto le mie responsabilità per i fatti che mi hanno portato in carcere e per quelli di questo giudizio valuterete voi giudici".
Una volta uscito dal palazzo di giustizia, Mora però ha rilasciato una dichiarazione che è suonata quasi come una marcia indietro rispetto alle affermazioni precedenti: “Ad Arcore non c'è stato niente di male - ha detto - quando in aula ho parlato di 'degrado' ho detto quello che ha riportato un giornale. La prostituzione ad Arcore non c'è mai stata”.