- L’amatissimo cantante non ha timore di dire la sua sui diritti LGBT in Italia
- Il 34enne è seriamente preoccupato per la svolta autoritaria del governo Meloni
- Non è il solo: anche importantissimi leader occidentali e democratici hanno espresso preoccupazione
Marco Mengoni ha spiegato di non essere d’accordo con le posizioni del governo attuale, al cui vertice c’è Giorgia Meloni, nei confronti delle minoranze del nostro Paese. E’ molto preoccupato. E non è il solo: anche primi ministri di importantissimi Paesi occidentali e democratici si sono detti perplessi di fronte al modo in cui il governo sta trattando alcuni dei suoi stessi cittadini, quelli LGBT. Lo ha fatto ad esempio il premier canadese Justin Trudeau.
Rispondendo ad alcune domande, come riportato da Il Corriere della Sera, l’amatissimo cantante 34enne (che sta chiudendo la trilogia di Materia con l’attesissimo nuovo album Prisma) ha spiegato il motivo per cui è salito sul palco dell’Eurovision Song Contest con una bandiera italiana in una mano e quella arcobaleno (simbolo dei diritti gay) nell’altra: “Era la bandiera dell’inclusività totale, quella contro tutte le discriminazioni. In Italia vedo tante cose che non sto capendo perché, nel 2023, mi sembrano anacronistiche. Non è un mio voler andare contro, ma un voler capire cosa accade. Credo che l’inclusività e le minoranze siano parte integrante della società”.
Il modo in cui le forze della maggioranza governativa targata Meloni-Salvini-Berlusconi stanno affrontando temi che toccano la quotidianità di milioni di italiani spaventa Mengoni e non solo: “Un po’ mi fa paura, ma non sono solo visto che lo ha detto anche un capo di governo oltreoceano (si riferisce proprio al canadese Trudeau, che ha espresso i suoi timori a Meloni durante il recente G7 in Giappone, una figuraccia internazionale per l’Italia, ndr). Ci sono azioni che vedo e pensieri che sento che mi fanno venire voglia di urlare le mie idee anche a costo di ricevere i commenti negativi che ovviamente sono arrivati dopo quella bandiera. Anche se erano di più quelli positivi. La posizione del governo attuale non mi piace”.
Quando gli è stato chiesto se si riferisca alla Ministra Roccella (con posizioni anti-abortiste e anti diritti-LGBT), ha risposto: “Non solo, anche le uscite del presidente della Camera Fontana (che ha negato l’esistenza di alcune famiglie con bambini italiani, ndr). Vorrei capire perché ci sia questo approccio”.
Mengoni è moderato, non ha alcun approccio ideologico, non ritiene che si debba gridare al “fascismo” a priori, ma bisogna guardare ai fatti concreti, che a quanto pare sono però negativi. “Non mi piace usare la parola ‘fascismo’. Non sono d’accordo con quello che viene detto però. È un esercizio per richiamare qualcosa di dittatoriale? Oppure qualcosa per aprire un dibattito e confrontarsi? Certo che se fosse questa seconda opzione non mi sembrerebbe il modo più giusto. Vedo assolutismo, come se tutte queste persone non vivessero in strada o non andassero al supermercato a parlare con la gente. Come giudicare Cuba dalla camera di un cinque stelle. Io non ho assistenti che mi fanno tutto, non vivo nell’Olimpo dei cantanti: ho amici che fanno altro con i quali mi confronto”, ha concluso.
Negli ultimi mesi il governo ha bloccato la registrazione all’anagrafe dei figli delle coppie LGBT. Un fatto che sta creando problemi innanzitutto ai più piccoli. Se da una parte il governo Meloni sostiene di voler tutelare i bambini, nei fatti sembra stare facendo esattamente l’opposto. E l’Italia potrebbe essere il primo paese occidentale a rendere la maternità surrogata un “reato universale” (è già vietato dal nostro ordinamento). Una mossa che potrebbe creare solamente problemi legali e diplomatici, in particolare con il principale alleato del nostro paese, gli Stati Uniti, dove invece questo aiuto per tante coppie, innanzitutto eterosessuali (la stragrande maggioranza dei bambini nati in questo modo sono di coppie formate da un uomo e una donna), è considerato molto favorevolmente ed è comune (per esempio in California).
Una legge del genere potrebbe addirittura portare molti dei cittadini più benestanti del mondo a boicottare l’Italia, con gravissimo danno per il turismo e l’export. Dall’Inghilterra alla California, passando per la Svezia e la Germania, sono davvero tante le coppie soprattutto eterosessuali (tanto per fare un esempio, due dei quattro figli del cantante inglese Robbie Williams e di sua moglie sono nati con la surrogacy) che hanno avuto dei figli con la maternità surrogata (quella che da alcuni viene chiamata impropriamente e volgarmente “utero in affitto”, cosa che avviene esclusivamente in Italia). Famiglie normalissime che potrebbero essere arrestate o sanzionate pesantemente per il solo fatto di aver scelto l’Italia per una vacanza. Uno dei disegni di legge in discussione prevede infatti di estendere il reato anche ai cittadini stranieri.
In un Paese in forte declino demografico come l’Italia, sembra un autogol quello di spingere chi vuole diventare genitore con grande impegno e sforzo (e per varie ragioni non ha altra scelta che la maternità surrogata, un percorso comunque molto complesso), a trasferirsi all’estero, portando via posti di lavoro, risorse fiscali, investimenti e benessere. Se il governo dice di volere più bambini “italiani”, nei fatti sta da questo punto di vista ponendo le basi perché in Italia ci siano sempre meno bambini.