Nadia Toffa non ha mai detto di essere fortunata ad avere il cancro. La conduttrice de Le Iene affida a un lungo post il suo sfogo dopo essere stata attaccata da molti per aver definito sempre sui social il tumore con cui sta lottando da mesi “un dono”. Attacca gli ‘webeti’ e chiarisce il suo pensiero.
“Gli webeti proprio perché ebeti continuano a ridere della parola dono - scrive Nadia Toffa nel suo post condiviso - Non ho mai sostenuto di essere fortunata ad avere il cancro”. Il suo messaggio è stato travisato. La 39enne, che dal 30 settembre la domenica sarà al timone dello show di Davide Parenti in onda su Italia 1, spiega: “Probabilmente chi non capisce e ride per fortuna sua non è mai entrato in un reparto di oncologia pediatrica. I bambini lì sorridono e ridono non perché felici né perché si sentono fortunati di avere il cancro ma perché hanno spirito di sopravvivenza e sanno che la vita continua nonostante la malattia e così i loro genitori che sono con loro a sostenerli ogni giorno cercando di portargli allegria. Sono scemi? O si sono trovati in quella situazione e cercano di sopravvivere?! Chiedetevelo davvero! Il cancro è un dono per loro? Avessero potuto scegliere cosa avrebbero deciso per i loro figli? Quel destino infame? Ne sono felici? O provano solo a essere sereni per dare coraggio ai loro piccoli”.
Non ha mai detto di essere fortunata ad avere il cancro. Nadia Toffa nel post aggiunge: “Tra l’altro sono gli stessi psicologi e medici a dire che un atteggiamento positivo aiuta. Motivo per cui esiste la clownterapia. Fin dall’esordio della mia malattia ho sestenuto che l’unica speranza che abbiamo contro il tumore è la medicina. Con radio e chemio.....uniche cure esistenti....Magari con la forza di volontà si potesse guarire.... non è ovviamente così Ma di certo un atteggiamento positivo aiuta e questo lo dice la scienza non la sottoscritta”.
La presentatrice e inviata de Le Iene poi regala un consiglio, non solo agli ‘webeti’, ma a tutti: “Dunque imparate a non giudicare e fatevi un giro negli ospedali o a casa dei malati oncologici. Non c’è un funerale in corso perché le persone sono ancora vive e sono felici di esserlo e così le persone che li assistono ovviamente, con dolore e strazio ma con resilienza. Non credo sia difficile provare a immedesimarsi. Provateci anche per poco. Fate uno sforzo su. Forse forse riuscite a capire”.
Nadia fa anche un parallelo legato a una sua precedente esperienza: “Sono stata in zone di guerra...in Iraq per la precisione e dove esplodono le bombe i bambini giocano a pallone. E le mamme preparano il tè. La vita è più forte e sono convinta che quei bambini che giocano non offendono i soldati e nemmeno quelle mamme che preparano da mangiare ai loro figli. Così come i bimbi dei reparti d’ospedale che ridono non offendono i medici. E’ solo la vita che continua a scorrergli nelle vene. E’ semmai una manna dal cielo”.
Infine conclude: “Dopo la visita di ieri pomeriggio in un qualsiasi reparto di oncologia pediatrica. forse sono io che sbaglio ad avere ancora fiducia nell’essere umano. E a credere che esista ancora il sentimento della pietà. La pietas col significato alla latina cioè un sentimento che induce amore, compassione e rispetto per le altre persone. Che delusione mi viene a volte eppure non mi abbatto e combatto. Che dite? Sono una illusa?? Con la massima sincerità, onestà e vicinanza a chi ha perso una persona cara per colpa di questa infame malattia. Inaspettata e cruda. Col cuore in mano Nadia”.