Sta per tornare sul grande schermo con "Universitari", il nuovo film diretto da Federico Moccia. Primo Reggiani, 30 anni, durante il un'intervista rilasciata al mensile Max, ha detto: "Non sono mai stato un personaggio da libro di Moccia, un pariolino. Vengo da Roma Sud: ero una zecca, sinistroide, scaciato, tutto canne, piercing. Sono cresciuto con i Clash. Quando mi hanno proposto questo film all’inizio ho detto… anche no. Poi ho pensato che sarebbe stata la mia ultima possibilità di fare l’adolescente!… Moccia è una persona umile nonostante la botta di fama che ha avuto… ma di leggere tutti i suoi libri non se ne parla".
Primo però non è solo una star del cinema, sul piccolo schermo ha riscosso un grande successo interpretando ben tre stagioni della serie "R.I.S. di Roma": "Bella esperienza - ha dichiarato - ma sono contento sia finita. Troppi compromessi tra la realtà e quello che si vuol far arrivare alla gente. Sul set non possiamo essere duri con quelli che arrestiamo, ma… nella realtà succede; non possiamo dare uno schiaffo a nessuno, ma… io da piccolo di schiaffi dai carabinieri ne ho presi eccome. Mia madre mi ha cresciuto da sola, doveva lavorare e voleva avermi con sé, quindi mi ha messo subito sul palco, anche muto. Recitava Medea e io ero lì a giocare con i pupazzetti, nascosto dalla scenografia… Passavo molto tempo con gli adulti, forse ero un bambino un po’ solo, ma non mi pesava. Sono cresciuto in una casa di attori, di strilloni, dove tutto è vissuto con passionalità, dai turni per il bagno alle cose serie. Da quando vivo solo ho scoperto il valore del silenzio".
Ex fidanzato di Martina Stella, delle donne Reggiani ha detto: "Mi piace ascoltarle, è la sfida più affascinante per un uomo. Mi piacciono quelle che non dipendono dai loro uomini, mi piacciono perché sono tutte diverse e perché sono toste, soprattutto quelle giovani. Certo, non devono sembrare uomini". Infine l'attore ha rivelato le sue passioni: "La più grande passione sono le mie due Ducati. A 16 anni guidavo sotto età e senza patente, in sella mi sentivo immortale. Poi cadi e ti accorgi che immortale non sei, ma comunque ti rialzi e ricominci: ne hai bisogno, senti l’assuefazione, come per la recitazione. Anche se lo so che non sono Valentino...".