Tom Cruise e Spielberg a Roma per presentare ''Minority Report''

Sono arrivati in Italia direttamente da Parigi con due aerei privati e al seguito uno staff di venti persone. Lui, il Regista per eccellenza autore di successi come "Salvate il soldato Ryan" ed "E.T.", padre di ben sette figli, è venuto accompagnato dalla moglie, l'attrice Kate Capshaw; l'altro, divo di Hollywood dall'affascinante volto da eterno bambino, dopo la vera o presunta love story con la 'caliente' Penelope Cruz, è atterrato solo, soletto. Steven Spielberg e Tom Cruise, nella capitale per presentare "Minority Report", un thriller futurista mozzafiato che ai botteghini americani ha incassato la bellezza di 130 milioni di dollari e che, dal 27 settembre si prepara a bissare il successo nelle sale italiane, ieri hanno incontrato la stampa per raccontare una storia che investiga sulla natura del crimine, della tecnologia e del destino, dove un uomo, il Comandante John Anderton, è protagonista di una incredibile avventura.

Parlano della loro amicizia di vecchia data (si conoscono dal 1983), della straordinaria esperienza di lavorare insieme, ma l'attenzione dei giornalisti è tutta incentrata sull'Unità Pre-Crimine a cui fa riferimento il film. Un sistema perfetto che arresta i futuri criminali, infatti, fa subito venire in mente un parallelo con ciò che il Presidente degli Stati Uniti George Bush vuole fare con Saddam. "Credo che il Presidente in questo momento si trovi ad affrontare una situazione molto complessa e difficile. - dice con franchezza Cruise - Noi, gente comune, non disponiamo di tutte le informazioni che invece sono in suo possesso.

E’ proprio per questo motivo che una simile decisione io non posso e, grazie a Dio, non devo prenderla. Comunque Saddam ha già commesso numerosi crimini contro l’umanità e contro il suo popolo”.

Della stessa opinione Spielberg, che aggiunge: "Trovo ironico e pieno di coincidenze ciò che è avvenuto dopo che abbiamo girato “Minority Report”, che è stato costruito prima dell’11 settembre 2001. Uno dei temi principali del film, la disponibilità della gente a rinunciare alla propria privacy per aiutare a prevenire crimini efferati, è diventato incredibilmente d’attualità nella vita quotidiana degli americani dopo l’attentato alle Torri. Niente di tutto ciò era previsto.”.

Nel descrivere il proprio personaggio, l'ex marito di Nicole Kidman si esalta: "Mi sono trovato davanti una sceneggiatura scritta benissimo, dove il mio personaggio aveva già una sua dimensione precisa, viva. Il contatto con lui è stato immediato e mi ha permesso di stabilire un vero e proprio legame viscerale con la sua storia, con le sue emozioni, con i suoi stati d’animo.”. Anche Steven appare compiaciuto dalle dichiarazione dell'amico, per lui "Minority Report" ha rappresentato una sfida verso nuovi territori: "Descrive un vero mistero sulla possibilità delle azioni degli esseri umani".
Anche se il tema centrale della pellicola, che mostra una società dove per prevenire degli omicidi i cittadini rinunciano alla propria privacy, ha fatto molto discutere: "All’indomani dell'11 settembre il pubblico si è completamente immedesimato in ciò che vedeva nel film, non soltanto per quanto riguarda la perdita della privacy, ma anche per i cambiamenti che stavano avvenendo nella propria vita quotidiana a seguito dell’attentato. Giustifico ciò che avviene oggi. C’è una maggiore rinuncia alla privacy a beneficio di una maggiore prevenzione.
Il crollo delle Torri ha portato la gente a pensare con più attenzione al futuro, ai propri diritti, alla libertà. Penso che se il film fosse uscito prima di una simile tragedia le reazioni sarebbero state diverse".

Cruise, sorridente e scanzonato, ascolta il Maestro, lo condivide, lui che nel corso degli anni ha mostrato di saper recitare nei ruoli più disparati. A chi gli chiede cosa si aspetta dal futuro, risponde:" "Mi piace trovare materiali interessanti che possano stimolarmi e rappresentino una sfida e, quindi, risveglino il mio interesse sia come attore che come produttore. Cerco sempre l’esperienza, quella che ho trovato in un regista come Steven Spielberg, con il quale sono stato onorato di poter lavorare. Continuamente mi vengono offerti ruoli completamente diversi, generi completamente diversi, alcuni mi piacciono di più rispetto ad altri. Ciò che comunque cerco sempre di fare è dare tutto me stesso con passione. Mi piace vedere il mio lavoro come momento di crescita per imparare qualcosa di più su di me. Non do mai nulla per scontato. Spero di continuare a lavorare così per sempre.”.

Quasi scontata la domanda finale: c'è qualcosa dell'Italia che vi affascina e vorreste raccontare? "Sicuramente! - dice l'attore - Sono già venuto qui in Italia parecchie volte ed ho visitato la Toscana, che trovo bellissima, Roma, con la sua storia e la sua magia, e Venezia. Non sarò mai stanco della luce al tramonto dei colli toscani, del cibo, della gente, delle strade della capitale. E’ magnifico”. Spielberg annuisce e conclude: "Amo molto il rispetto che il popolo italiano ha per la sua storia, il suo passato. Nelle città i punti storici sono valorizzati al massimo. Noi americani invece, pur avendone pochissimi, dobbiamo difenderli con le unghie per evitare che vengano distrutti e sostituiti da paninoteche. Cosa porterei sullo schermo dell’Italia? Non “Il Gladiatore”! Mi piacerebbe raccontare la vita del grande Puccini.”.

Foto: Annamaria Capozzi

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