Fabrizio Corona, Don Mazzi: 'La giustizia l'ha trattato in modo assurdo'

Fabrizio Corona da lunedì scorso ha iniziato il suo percorso di recupero nella comunità Exodus di Don Mazzi. L'ex agente dei paparazzi, scarcerato dopo più di due anni e mezzo trascorsi in cella a Opera, è stato affidato ai servizi sociali. Don Mazzi crede fortemente in lui. Il sacerdote non è nuovo nell'aiutare, oltre a molte persone comuni, tanti famosi, come Lele Mora, Sara Tommasi e Erika De Nardo. la protagonista con il fidanzatino Omar del delitto di Novi Ligure. Per Fabrizio Corona invoca il perdono da parte dell'opinione pubblica, a suo parere la giustizia l'ha trattato in modo assurdo.

Fabrizio Corona, accolto nella comunità Exodus di Don Mazzi, per il sacerdote è stato trattato in modo assurdo dalla giustizia

"Sto assistendo, da anni, Corona perché è una storia come tante altre, ma è proprio partendo da questa ultima storia, che vorrei discutere su alcuni temi che ho fissi in testa da sempre. E sono: l’abolizione dei carceri minorili e sostituirli con strutture non carcerarie, con educatori preparati che permettano alla gente che ha sbagliato tanto, di “pagare” gli sbagli in luoghi, modi e tempi non repressivi ma rieducativi. In Italia siamo in tanti pronti per questa esperienza interessante, umana da sviluppare in strutture normali", ha spiegato Don Mazzi a Famiglia Cristiana.  Partendo da Fabrizio Corona, trattato per lui in modo assurdo dalla giustizia, l'uomo di chiesa ha voluto affrontare lo scottante tema delle pene da scontare. "I ragazzi che hanno sbagliato tanto non devono peggiorare ma migliorare attraverso progetti, attività, studio, arte, sport, musica e lavoro. Le prove le abbiamo già date e i risultati sono sotto gli occhi di tutti", ha continuato.

"E' vero che Corona non è un minore e un adolescente, che ha fatto cretinate inspiegabili e smargiassate infinitamente stupide. Ho parlato a lungo con lui di queste cose. La giustizia, però, l’ha trattato in modo assurdo - ha poi sottolineato Don Mazzi - Ed è per questo che approfitto del caso per partire da lontano e mettere sul tavolo l’intera situazione carceraria italiana minorile e non minorile. Non è un atto di debolezza e, tanto meno, una svalutazione del dolore immenso che certi giovani procurano ad innocenti rovinando intere famiglie. E' un modo diverso, ripeto, meno carcerario, ma più auto-educativo e profondo. Il solo capace di cambiare la morte in vita e l’offesa in perdono".