Mondanità: Diario di un imbucato a 50 anni di feste VIP

Sono le 14.15, fa molto caldo. Le sedie sono legate una all'altra, la conferenza sta andando avanti piu' del normale, finalmente dopo aver fatto parlare tutti, il moderatore della conferenza stampa ci invita ad
avvicinarci al buffet. Lì noto un signore ormai famoso: sono più di dodici anni che lo vedo in queste occaioni. Mi saluta, ma la sua stretta di mano è repentinea, i suoi occhi già volgono sul banchetto, pronto per lanciare l'assalto al buffet, capacità questa di tutte le famose "cavallette" che in occasioni simili non si lasciano pregare nell'attacco ai banchetti lasciando di stucco qualsiasi cameriere o addetto al catering.

Tra le sopracitate cavallette ce ne sono almeno dodici sempre uguali, la cosidetta "sporca dozzina".
"Tra noi difficilmente comunichiamo durante 'l'attacco', mi confida uno di loro dedito molto a bere e a mischiare vini di ogni tipo con cibi dei
quali non si nota la natura ma la quantità. "Ormai ci conosciamo quasi tutti -continua- e ci avvertiamo, la mattina dopo aver letto i giornali, anche quelli a scrocco forniti gentilmente dalle Biblioteche comunali, ci si divide per sette/otto eventi e/o manifestazioni. La prima fase è quella dell'accredito, li i miei colleghi danno spazio a una fantasia degna di sceneggiature da Oscar: qualcuno millanta testate inesistenti ma simili alle reali, altri si spacciano per giornalisti stranieri".

Le parole del nostro ospite mi fanno tornare in mente una delle feste dove sono stato, in cui uno della "sporca dozzina" si presentava come un corrispondente di un giornale newyorkese affermando che a New York sono molto interessati alla nostra cultura; o ancora, quel fotografo che si spacciava agli internazionali di tennis per corrispondente di un famoso giornale tedesco. La fantasia diventa uno strumento utile e indispensabile per farsi strada.

Il racconto continua, il nostro uomo è stanco, ha superato i cinquant'anni come tutti gli altri habitué: "Ho arredato tutta la mia casa in ventanni, grazie anche alle innumerevoli suppellettili prese in giro: ormai non danno piu' nulla ma molti anni fa oggetti d'argento, penne e abiti firmati erano all'ordine del giorno. Oggi è molto più difficile raccimolare qualcosa di importante".

E' vero anche che non solo spingono, si infilano e sono i primi chiedere il gadget, ma strillano se gli viene data anche una coccarda in meno. Ecco che la loro fobia li peggiora di giorno in giorno come vedono un foglio lo prendono, se scorgono una sveglia al muro, la staccano forse scambiandola per gadget: "mi
ricordo, dopo una proiezione, un ufficio stampa, ha dovuto convincere una signora (una dei nostri) a lasciare sul tavolo una radio sveglia che era lì da
dieci anni e non era certamenteun gadget!".

Hanno anche nomi da battaglia, ci spiega: "Uno dei tanti lo chiamano il postino per la sua abitudine di raccimolare tutto quello che trova. All'ora di pranzo lo si può vedere in zona Piazza Venezia con una borsa da Ministeriale con dentro sette libri dello stesso autore, tre orologi, venti cartelline stampa tutte identiche."

Il bello è che gli uffici stampa non li mandano via, né si risentono in qualche modo, anzi, ci spiega: "Noi a loro serviamo, sono pagati profumatamente per far uscire gli articoli ma anche per riempire le sale dei convegni e chi paga vuole comunque che ci sia attenzione verso il tema trattato, anche se qualcuno dovesse dormire in attesa del pranzo successivo: è come un dopolavoro: per mangiare dobbiamo sopportare qualche chiacchiera. E inoltre qualche volta ci vengono suggerite anche le domande da fare per sensibilizzare un argomento o far parlare una persona che alla vera
stampa non interessa".

A questo punto si è fatto tardi, dobbiamo andare, il nostro Uomo non sembra essere dello stesso avviso, ci racconta di alcune imbucate celebri: "Andai la mattina a prendere la cartellina stampa e mi informai sull'ora del pranzo. Chiamai un collega era a un congresso di professionisti, alle 13 il gruppo venne portato in un altro albergo con un pulmann, ci presentammo all'ingresso dell'albergo e all'arrivo del pullman ci confondemmo tra i 'veri' partecipanti al concresso, avendo preso il pass la mattina e il pressbook in mano: fu un imbucata da Oscar.

Lo fermiamo, è un peccato dovergli mettere fretta ma dobbiamo andare. La nostra curiosità resta e questa settimana lo incontreremo di nuovo, senza poterci mai scordare la risposta data alla mia domanda: perché correte e spingete sempre? E lui "Chi mangia per primo mangia due volte".