Tiberio Timperi, dalla parte del padre

"Il caso di Padova. Ho scritto un pezzo su Globalist. Tra i commenti, quelli di alcune donne che mi dicono che la mia ex moglie sarebbe pronta a sputtanarmi. Attendo con ansia, e carte alla mano, che ciò avvenga. Carte e non pettegolezzi. Una domanda. Come mai dopo otto anni? Forse solo per rispetto ad un figlio che vedo solo, e sottolineo solo, grazie al provvedimento di un giudice, pur non essendoci un elemento contro di me? Liberi di pensarla come volete. Ma se non conoscete le carte, abbiate il buon gusto di tacere". Tiberio Timperi, giornalista e volto noto della tv, da anni lotta per veder riconosciuti i suoi diritti di genitore. Su Facebook così risponde a chi lo ha subissato di critiche e insulti per aver messo bocca nella dolorosa vicenda del bimbo conteso a Padova. Si era sentito toccato e aveva voluto dire la sua, commentando anche: "Ho visto le immagini di Padova. I poliziotti hanno fatto bene. Il vero shock e' la zia che urla come una matta, che alza ad arte il livello dello scontro. Domandiamoci come sarebbero andate le cose se avessero agevolato il bambino".

Il pezzo a cui fa riferimento Tiberio esprime l'opinione di chi vorrebbe essere padre e ci riesce a fatica.
"La vicenda di Padova, è una vicenda dolorosa. Complessa. Vasta. Non ho volutamente visto le immagini di quanto accaduto. Pornografia vera. Scioccante. Dei sentimenti. Ancora più alti e sacri perché di un bambino. Ma non ho voglia di discutere sull'opportunità e la liceità di mandare in onda quelle immagini - scrive - I fatti: una madre decaduta dalla patria potestà da cinque anni. Ed altrettanti, inutili, tentativi di eseguire una sentenza. Un padre che lotta contro l'ostruzionismo della madre. Non sappiamo i motivi che hanno portato la Corte d'Appello ad esprimere questa sentenza. Non ci interessano. Ma li rispettiamo. Come e più del solito. Perché vanno contro l'orientamento culturale dominante. Ma sopratutto perché relativi ad un bambino. Che, secondo le parole del padre e del questore di Padova, soffrirebbe di sindrome da alienazione parentale. Anzi, diciamocela fuori dai denti: sindrome della madre malevola. Negata ed osteggiata da un certo mainstreaming che mette la donna, la madre, sempre, ovunque e comunque, al centro della famiglia. Come se tutte le mamme fossero buone a prescindere e i padri cattivi...".

"Ma non è la lotta di genere che mi interessa - continua il giornalista - Torniamo a Padova. Andiamo oltre l'impatto emotivo delle immagini, riprese ad arte, per costruire il caso. Chiediamoci piuttosto, se un genitore che ostacola i rapporti con l'altro, sia un buon genitore. Chiediamoci perché in Italia ci vogliano cinque anni, come in questo caso, per attivare la sentenza. E pensiamo a quante manipolazioni possano esser state fatte in questi cinque anni, su un minore. Bisogna costruire alternative coraggiose. Introdurre patti prematrimoniali e divorzio immediato. Prevedere il carcere per quei genitori che disattendono i provvedimenti dei giudici.
Rispettare i padri che vogliono fare i padri, in nome dell'articolo 3 della Costituzione e delle pari dignità sociali
. Certi giudici, certi avvocati e certi consulenti hanno un orientamento culturale vecchio e superato che sta generando mostri. Un atteggiamento da rottamare. Adesso"
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Foto: M.Bruni © Gossip.it