Berlusconi-Lario, lo scontro continua...

Centomila euro al giorno sono troppi. I legali di Silvio Berlusconi hanno depositato l'appello contro la sentenza di separazione da Veronica Lario. La battaglia tra i due ex ricomincia.
La decisione dei giudici della nona sezione civile del tribunale di Milano dopo una causa durata tre anni è stata definita 'una decisione abnorme' e 'fuori di ogni logica' dagli avvocati dell'ex premier. 36 milioni annui per garantire alla Lario "un tenore di vita analogo a quello goduto durante la convivenza", pur rinunciando alla villa di Macherio - valore stimato 78 milioni di euro - e all’addebito "per colpa" non è andata giù a Silvio. Dalla vigilia dello scorso Natale, quando era stata depositata la sentenza, fino a oggi sulla vicenda era calato un velo. I legali hanno continuato a trattare tra loro, ma le possibilità di accordo devono essere miseramente fallite, così è stato depositato il successivo ricorso in appello.

Belusconi ha chiesto attraverso Piero Longo e Niccolò Ghedini che i giudici di secondo grado sospendano da subito la provvisoria esecuzione della sentenza di primo grado, ovvero il pagamento degli alimenti a Veronica Lario. Non è in grado di pagarli. Nelle 39 pagine firmate dallo stesso Cavaliere si legge: "Si è condannato infatti l’onorevole Berlusconi al pagamento di una somma mensile più gli arretrati pari a una cifra addirittura superiore ai suoi guadagni. È ovvio che trattasi di problematica endoprocessuale, ma deve essere valutata nel contesto generale della prevenzione della magistratura milanese nei confronti dell’on. Berlusconi, magistratura che assume decisioni del tutto abnormi e fuori da ogni logica", facendo palese riferimento all''ostilità ambientale' del Tribunale di Milano.
Sarà il presidente della sezione famiglie della Corte d’Appello, Bianca La Monica, ad affrontare la querelle nell’udienza fissata per le prossime settimane, prima ancora di stabilire se il ricorso con il quale si punta ad annullare la prima sentenza e a ridurre di molto gli alimenti concessi in primo grado sia valido o meno.