Il suo dna è sempre lo stesso. Fabrizio Corona ammette: "Non lo puoi cambiare". Dal carcere di Opera, dove è rinchiuso, l'imprenditore ha risposto per iscritto ad alcune domande del Corriere della Sera, la sua prima intervista dalla cella dopo quattordici mesi. Ha appena ottenuto una riduzione della pena. Condannato a un totale di quattordici anni e due mesi, con i suoi avvocati, Gianluca Maris e Ivano Chiesa, ha ottenuto la 'continuazione' tra le due sentenze di Vallettopoli e quindi una riduzione del cumulo che si è ridotto a sei anni e undici mesi, in attesa degli altri procedimenti che pendono su di lui.
"Il carcere mi ha salvato la vita. Mi ha fatto tornare con i piedi per terra. E' riuscito a fermare un treno in corsa perenne da anni che ultimamente aveva perso sogni, equilibri e alzato troppo l’asticella del limite. Mi ha fatto scoprire il senso della realtà, insegnato a star bene con me stesso e messo nelle condizioni di proseguire nel migliore dei modi lungo la strada della vita quando tornerò libero", spiega Corona. Ma lui rimane 'se stesso': "Però sono migliorato, in tante cose. Sono più vero, più lucido e più uomo perché ho visto gente soffrire e morire, ho visto il tormento, la paura, lo sconforto, la vera solitudine e l’abbandono, ho capito cosa sono la cattiveria e la vera violenza. Tutto questo mi ha reso più forte".
Si sente ancora una vittima del sistema: "Nei miei confronti non c’è mai stata parità di giudizio: o scandalosamente innocente o dannatamente colpevole. E' sempre stata solo una questione di simpatia o preconcetto, pregiudizio. Qui mi sono reso conto ancora di più dell’ipocrisia della giustizia italiana, che non è egualitaria. Assassini colpevoli condannati a 12 anni e solo presunti condannati all’ergastolo, anni di pena dati come fossero noccioline in carceri dove il concetto di rieducazione non esiste, dove le condizioni di vita, di igiene, di convivenza sono disumane e vergognose".
E' alleggerito dalla riduzione della pena. "Quando ho presentato l’istanza di messa in continuazione poteva capitarmi un giudice a cui stavo simpatico o uno che mi odiava - chiarisce Fabrizio - Dovevo solo sperare di trovare un giudice che avesse il coraggio di guardare gli atti, studiarli e fare giustizia senza timore di ferire i benpensanti e i finti moralisti. Un giudice capace di prendersi delle responsabilità, onesto, vero, giusto. L’ho trovato. Questo giro, finalmente, mi è andata bene. Ricordo lunedì 10 febbraio. Scendevo le scale per andare in sala avvocati come un robot. Quando si è aperta la porta ho guardato gli avvocati negli occhi. Mi hanno fatto un grande sorriso e ho ripreso a respirare".
Nella sua esistenza ha sbagliato molto, ma identifica il suo errore maggiore: "Rifiutare un patteggiamento ad otto mesi per Vallettopoli, un’indagine assurda, ma nessuno ha avuto mai il coraggio di ammetterlo, a causa della quale ho preso tre condanne, compresi i 3 anni e 10 mesi per bancarotta, dopo aver risarcito il danno. Da incensurato fui arrestato e portato a Potenza, feci un mese di carcere duro con quel Pepe Iannicelli, boss delle ‘ndrine bruciato vivo due mesi fa con la fidanzata e quell’angelo di suo nipote di soli 3 anni. E' normale che dopo 4 mesi di detenzione preventiva sono uscito arrabbiato". Tornato libero, ha peggiorato le cose: "Ce l’avevo con il mondo intero, mi sono perso e ho commesso un sacco di errori".
In carcere ha fatto moltissimo: "Quando ero a Busto Arsizio ho inventato un portale innovativo per i detenuti, ho raccolto circa 70 mila euro per loro, ho scritto un libro, ho lavorato come portavitto e sono riuscito dal carcere a mandare avanti la mia azienda senza farla fallire e mi sono mantenuto in forma allenandomi per almeno un’ora al giorno. Ho sempre tenuto vivo il cervello e ho ripulito l’anima". Ma rinchiuso in cella gli manca Carlos: "Mi manca tantissimo mio figlio e mi mancano da morire le emozioni quotidiane che la vita ti dà. Qui, in parte, è come essere morti". Appena avrà il primo permesso correrà da lui: "Vado a scuola a prenderlo. E' un anno che mi immagino questa scena, e so che solo quando lo vedrò uscire mi renderò conto di quante cose ho buttato nella mia vita, quante cose ho veramente perso".