Paolo Bonolis in tv: ''Ecco come ho sconfitto la balbuzie''

  • In tv, ospite di Piero Chiambretti, il famoso conduttore lo rivela
  • Il 61enne ne ha sofferto per anni, balbettava parecchio e a scuola…

Paolo Bonolis si lascia fare domande dai bambini. Ospite di Piero Chiambretti nella prima puntata di La Tv dei 100 e Uno, su Canale 5, il conduttore non si sottrae alle curiosità su di lui dei piccoli. Racconta di sé e svela pure come ha sconfitto la balbuzie: ne ha sofferto per anni quando era ragazzino.

Paolo Bonolis in tv: ''Ecco come ho sconfitto la balbuzie''

Ero balbuziente - spiega Bonolis - Come si è risolto il problema? Mi hanno fatto fare teatro a scuola e mi sono accorto che su parte imparata, non avevo la balbuzie. Io dovevo dire: ‘Arrivano le guardie’ nell’Assassino alla cattedrale…  Due palle, una cosa micidiale! Quando ho imparato a dire quella cosa, non smettevo più. Il regista, alla prima, mi diceva: ‘Basta!’. Io ripetevo: ‘Arrivano le guardie! Arrivano le guardie!’. Doveva arrivare un esercito, ma erano solo due… MI sono accorto che potevo parlare perché sapevo. Ho capito che c’era bisogno di una corsia preferenziale, perché troppi pensieri ingombranti uscivano tutti assieme e si creava tipo Raccordo Anulare a Roma”. Aveva circa 12 anni.

In tv, ospite di Piero Chiambretti, il famoso conduttore lo rivela

Chiambretti gli domanda se i genitori l’abbiano aiutato. Il 61enne confida: “Beh, mi prendevano un po’ per i fondelli. Mio padre soprattutto. Quando non riuscivo a pronunciare una parola mi diceva: ‘Aò, scrivi…’”.

Il 61enne ne ha sofferto per anni, balbettava parecchio e a scuola ci metteva secoli a finire una frase: tutto è cambiato quando aveva 12 anni

In passato il presentatore sulla balbuzie aveva detto: “Ne ho sofferto per anni. E balbettavo parecchio. A scuola, nelle interrogazioni ci mettevo secoli a finire una frase. Dopo un po' l'insegnante, estenuato, mi chiedeva di rispondergli per iscritto. Mi sentivo sereno, mi trattavano con benevolenza”. E su come ha risolto aveva rivelato: Ho cominciato a fare degli esercizi per imparare a dare spazio sonoro a un pensiero alla volta. Una sorta di autocontrollo mentale. Nel giro di un anno è diventato un automatismo”.