Rita Rusic cede alle lacrime al GF Vip. La produttrice 59enne racconta la sua infanzia triste in un campo profughi e la separazione dolorosa da Vittorio Cecchi Gori. "Mi sono ritrovata senza niente”, rivela. Ma è riuscita ad andare avanti, grazie alla sua famiglia e ai due figli, Mario e Vittoria.
Ripercorre le tappe fondamentali della sua esistenza. Rita Rusic lo fa da sola, in una stanza della Casa del GF Vip, dove disegna la sua storia, e in Confessionale. “La mia vita da bambina era stata felice fino a che non ci siamo trasferiti in un campo profughi in Italia. Eravamo chiusi lì dentro con la mia famiglia e noi bambine dovevamo essere brave per meritarci la cittadinanza”, confessa Rita con la voce spezzata dalla sofferenza.
“La parte più dura poi è quando sono rimasta sola perché hanno mandato via mia sorella in un collegio lontano. Ci vedevamo solo la domenica con lei, e mi portava dei dolci - racconta tra le lacrime - le cose dopo anni sono migliorate poi quando ci hanno dato una casa e per un po’ abbiamo potuto vivere come bambine normali”.
Rita ricorda poi quando ha conosciuto Vittorio Cecchi Gori, aveva 20 anni ed era felice. “A vent’anni ho conosciuto Vittorio. Il momento più felice è stata quando è nata mia figlia Vittoria. Poi la nascita di Mario… La cosa più importante della mia vita sono stati questi figli”, dice disegnando due cuori.
Poi è arrivata la separazione: “Quando le cose erano diventate troppo pesanti, senza rispetto. Una separazione da tutto quello che era stato nella mia vita. Dalle persone con cui avevo lavorato fino al giorno prima. Io mi sono trovata senza niente, tutte le porte sbarrate, c’erano bodyguard davanti a tutte le porte”.
Rita Rusic è un fiume di emozioni e si lascia andare, le lacrime rigano il suo volto al GF Vip. “In questo momento così difficile chi mi ha salvato è la mia famiglia, mio padre, mia madre, mia sorella che è la mia vita e mi ha dato dall’amore di non mollare. E poi questa forza è venuta dall’amore per i miei figli perché loro dipendevano da me. Io li guardavo e sapevo che non potevo mollare”, continua.
“La morte di mio padre è stata il clou della sofferenza. Quello che mi pento con lui il fatto di non essere stata ancora migliore, come di non avergli dato di più. Lui mi chiamava la mia primavera perché è la stagione più bella - aggiunge ancora con la voce rotta - In questi anni mi sono riappropriata di me stessa e ho vissuto tutto quello che non avevo fatto prima, perché hai modo di capire che puoi vivere senza tante cose”. “Quindi ora - precisa ancora disegnando - farei un bel sole con una faccia felice”.