Morto suicida l'attore Manrico Gammarota, il ricordo di Alessandro Gassmann

Martedì 10 febbraio è morto suicida l'attore Manrico Gammarota. Di Barletta, 62 anni, da tempo viveva a Roma.

Manrico Gammarota con Alessandro Gassmann, suo grande amico e collega

Alessandro Gassmann, che lo ha diretto in "La parola ai giurati", ruolo che valse a Manrico Gammarota, nel 2009, il premio Persefone come migliore attore, lo ha voluto ricordare su Twitter: "E' morto un amico - ha scritto, dedicando il post al collega morto suicida - Aveva un cuore troppo fragile per affrontare l'avventura della vita. Ciao Manrico, grande essere umano". Poi ha pubblicato una foto del collega scomparso accompagnata con un: "Ciao Man". Un'amicizia e un sodalizio artistico importanti il loro, hanno spesso lavorato insieme. Alessandro Gassmann ha diretto Manrico Gammarota anche in "Roman e il suo cucciolo", un ruolo che nel 2010 gli fece conquistare il premio della critica. Un ricordo social anche da parte di Gianmarco Tognazzi: "Ciao Grande Manrico. Per l'ennesima volta mi hai e ci hai lasciato senza parole!! Ciao Grande Artista! Con affetto e stima. G.", ha scritto l'attore.

Gammarota e Gassmann erano molto legati, l'attore ha anche ricordato il collega sul social
I tweet di Alessandro Gassmann e Gianmarco Tognazzi dedicati a Manrico Gammarota

Manrico Gammarota, figlio di un partigiano, era un attore, regista e autore teatrale, cinematografico e televisivo. Prima di morire, stava preparando uno spettacolo, "Il custode", per il Teatro Pubblico Pugliese. Avrebbe dovuto debuttare il 24 aprile al Teatro Curci di Barletta, la sua città Natale, di cui curava il coordinamento artistico. Nella sua carriera Gammarota ha lavorato con Marco Tullio Giordana, Ivano Di Matteo, Pappi Corsicato e Antonello Grimaldi. Tra i film più celebri da lui interpretati, "Lacapagira" di Alessandro Piva. Ha anche lavorato per la tv, in "Don Matteo" e "Distretto di Polizia". Manrico, morto suicida, ha deciso di abbandonare tutto, di lasciare la sua vita. Aveva un cuore troppo fragile, come ha scritto Alessandro Gassmann, forse troppo sensibile per resistere in un mondo spesso ingiusto e carico di sofferenze.