Richard Gere manda in pensione i muscoli

Sono ormai lontani i tempi in cui Richard Gere si faceva strada mostrando le sue doti da macho, da "American gigolò" a "Ufficiale e gentiluomo". Dopo gli esordi che gli valsero l'etichetta di sex symbol, verso la metà degli anni '80, ha indossato i panni dell'antidivo ("The Cotton club", "Gli irriducibili"), quelli dell'eroe romantico ("Pretty woman", "Il primo cavaliere", "Sommersby"), e infine, nascosti i muscoli e sciorinato un fascino brizzolato, negli ultimi anni ha privilegiato ruoli da garbato "seduttore per caso" ("Autumn in New York", "Se scappi ti sposo", "Il Dottor T e le donne"). Adesso ha deciso di esplorare personaggi più cupi. In "L'amore infedele" è Edward Summer, un anonimo architetto tradito dalla moglie che diviene preda di un tormento distruttivo.

Remake del film "Stephane", una moglie infedele, uno dei migliori film di Chabrol, è un thriller che gioca sull'alternarsi di contrastanti moti d'animo: la smania, il disprezzo, l'ossessione e il senso di colpa. Motore della storia, il tradimento della moglie di Edward (Diane Lane) con un giovane e misterioso commerciante di libri rari (Olivier Martinez). Alla regia di Adrian Lyne manca l'intensità della messinscena di Chabrol, la tensione del film non è costante e le sequenze diventano soporifere, ma la fotografia è sontuosa e le scenografie perfette in una New York in chiaro scuro, e l'interpretazione di Richard piena di charme.

Molto credibile nei panni del marito ossessionato, apparentemente indifferente ma lacerato interiormente da una rabbia divorante. Ma le sorprese dell'eclettico Gere non finiscono qui. Tra vocalizzi e passi di danza, è apparso da poco nei panni di un'autentica canaglia: lo scaltro e opportunista avvocato Billy Flynn nella trasposizione cinematografica del musical di Bob Fosse, "Chicago". Accanto a lui due star in inedita versione danzante: Catherine Zeta Jones e Renee Zellweger, due ballerine accusate di omicidio, spregiudicate e sognatrici. Il film di Michael Fleming è stato accolto calorosamente da pubblico e critica e, essendo uno degli assi della Miramax, già si parla di Oscar.